martedì 11 ottobre 2011
La semplicità del genio
O my deare hert, young Jesu sweit [sweet],
Prepare thy creddil in my spreit [spirit],
And I sall [shall] rock thee to my hert,
And never mair [more] from thee depart.
But I sall praise thee evermoir [evermore]
With sanges [songs] sweit unto thy gloir [glory];
The knees of my hert sall I bow,
And sing that richt [right] Balulalow.
Mio dolce cuore, piccolo dolce Gesù,
preparo il tuo giaciglio nel mio animo,
e ti terrò stretto al mio cuore
e mai più te ne allontanerai.
E ti prego anche più
con dolci canti alla tua gloria,
possa piegare le mie ginocchia
e cantarti veramente ninnananna...
Il vero genio consiste nel trovare soluzione innovative che siano il più semplice possibile. A Ceremony of Carols, op. 28 è la cosa più semplice e geniale che sia mai stata scritta. Un coro di voci bianche, un arpa, una Chiesa a fare da cassa acustica. Semplice, e bellissimo.
Questa 'carola' è solo una delle meravigliose perle ispirate alla natività, che però sembrano parlare molto di più di un bimbo e sua madre.
Rileggete la prima strofa, ascoltando la musica e pensate semplicemente a una giovanissima mamma e a suo figlio che ha deciso di chiamare Gesù. Avete mai sentito qualcosa di più dolce? Io sinceramente no.
Nel '900 musicale pieno di avanguardie, dodecafonie, serialismi, compositori che sfidano tessiture incredibili e voli pindarici, Benjamin Britten riesce a scrivere una collezione di brani meravigliosi la cui innovazione sta nella semplicità più estrema, esprimendo ancora una volta il suo grandissimo amore per l'infanzia, quella fase della vita in cui sperimentare l'innocenza e di cui mantenere iva memoria per tutta la vita...
Ecco oggi mi son sentita per qualche minuto serena come un bimbo, che quando vien cullato nelle braccia della madre, sa di essere al sicuro da tutti i pericoli del mondo.
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