mercoledì 8 febbraio 2012

Il vero genio

Johann Sebastian Bach è un nome che evoca di suo già una musica...
Ma quale?
La produzione di Bach è talmente vasta e variegata che definirla in modo univoco è rischioso quanto inutile... Però il personaggio merita di fare il tentativo di avvicinarsi un po' a lui, per quanto ci sia consentito.

La riforma protestante ha trovato in Bach un artista da sfruttare suo malgrado. Viene attribuita alla sua musica un'attinenza e un sentimento religioso che non siamo del tutto certi fossero nelle sue piene intenzioni. Bach scrive musica sacra perché è quella che si vende e perché quello è il suo incarico visto che è maestro di cappella, e organista. Anche la scelta degli strumenti non è un caso. Clavicembalista e Organista, insomma suona strumenti a tastiera, e i due più in voga del momento.

Nei miei modesti studi mi son fatta l'idea di un uomo più che altro pragmatico, e non così divinamente ispirato, ma sicuramente geniale. Però geniale in modo poco "romantico". Un uomo che aveva un discreto numero di bocche da sfamare (7 figli dalla prima moglie e 13 dalla seconda), e aveva l'intelligenza di riutilizzare una stessa cantata con testo sacro e poi profano.
Dobbiamo a malincuore staccarci dell'idea che il Romanticismo ci ha consegnato di Musica, per avvicinarci a un personaggio come Bach.

Oggi quel che possiamo fare è, ovviamente interpretarlo. Con la coscienza che non avremo mai il suo sentire e le sue intenzioni, non perché siamo inferiori, ma semplicemente perchè siamo diversi.

Io non amo tutto Bach, ma ho letto spesso del genio nella sua produzione strumentale. Partiamo dal concetto che la musica strumentale per l'epoca era ancora inferiore a quella vocale. Quindi l'impegno dell'artista era sicuramente minore (non oso immaginare se si fosse impegnato sul serio...).
Ci ha consegnato delle meravigliose suite, e anche qualche dubbio. Un grosso dubbio, che forse a qualcuno attanaglia ancora l'esistenza, è per quali strumenti sino destinate alcune di queste suite. Il fatto che riportino una dicitura precisa è più spesso dovuto ad un'occasione che ad una vera e propria intenzione. Siamo in un'epoca in cui ancora lo strumentista non ha la dignità di un "musicista", è un "tecnico del suono" (o se vogliamo essere gentili come Boezio: è una bestia!), quindi poco importa se esercita la sua tecnica (e non arte!!) su questo o quello strumento.
Però di alcune suite non sappiamo quale sia la prima versione. se il mio discorso è stato compreso a quest'ora starete pensando: "Poco male!"
Tra queste c'è una suite molto bella a cui io sono particolarmente affezionata. Ve le faccio sentire nell'ordine in cui le ho conosciute io:

SUITE BWV995 Preludio:


SUITE No. 5:



Quello che si sente in entrambe le esecuzioni (impareggiabile Rostropovich nella cornice di una meravigliosa chiesa che regala un'acustica incredibile!) è un carattere intimo, che nel preludio (primo movimento) è del tutto evidente. Rimette in ordine il tutto il fugato che segue. Ma nell'interpretazione del brano oggi non si può non leggere questo elemento di enorme modernità per un musicista come Bach che tutto può essere meno che "intimo". Eppure la musica si presta ad un sostare sulle note lunghe (che al violoncello riesce meglio) che è più tipico di uno spirito successivo a quello dell'autore.
Ma la cosa ancor più sorprendente per l'ascoltatore moderno è come entrambe le esecuzioni siano più che plausibili. Ascoltando la prima nessuno nutre dubbi che si adatti al liuto (Bach la chitarra non la poteva conoscere...), e dopo aver ascoltato la seconda non possiamo non ammettere che si adatta totalmente al violoncello.
E la presa di coscienza di quanto il discorso su quale versione sia la precedente sia inutile, spiazza e lascia completmente estasiati dal vero genio di Bach!

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