La biblioteca della mia città, come già dicevo non è una biblioteca a scaffale aperto, non ci si possono scegliere i libri, si consulta un catalogo on-line (per chi ha una certa età è prevista la consulenza anche della gentile volontaria...) e poi qualcuno va a prenderti il libro prescelto se disponibile. Ecco, il mercoledì mattina appunto quel qualcuno posso pure essere io! E se poi c'è un momento in cui non c'è ressa, posso passare, io , tra quegli scaffali polverosi e guardare le copertine e scegliere il libro non solo dal titolo, ma come piace a me tastando un po' la copertina e sbirciando le pagine.
E così mi sono imbattuta in un libro di Pennac. Ho imparato ad amare questo autore attraverso le vicissitudini della famiglia Malaussène, addentrandomi per i vicoli di Belville e ridendo delle disavventure di Benjamin, poi ho divorato il suo breve racconto delle vicissitudini del Dottor Galvan e ho conosciuto il suo lato più da professore e amante dei libri in Come un Romanzo. Lo trovo divertente e geniale. Ecco perchè la copertina su cui è comparso il suo nome ha subito attirato la mia attenzione. Ecco la storia. Il titolo dice molto del romanzo, ma in effetti letto così era un po' vago, ma ho pensato "è Pennac, mi posso fidare!".
E così è stato, per quanto la storia sia un po' particolare, e forse in fondo definirlo romanzo è dargli un etichetta un po' stretta.
Si viaggia in Sudamerica, niente angoli di Parigi questa volta, solo Sertao brasiliano, un piccolo paese e un dittatore un po' particolare.
"Sarebbe la storia di un dittatore agorafobico. Poco importa il paese. Basta immaginare una di quelle repubbliche delle banane con il sottosuolo abbastanza ricco perchè si desideri prendervi il potere e abbastanza aride in superficie per essere fertili di rivoluzioni"
Non voglio svelare la storia perchè è molto particolare e molto bella e poi la racconta sicuramente meglio lui di me. Quello che è ancor più particolare in questo libro è quello che viene dopo e insieme alla storia. Pennac costruisce quello che in molti hanno definito un meta-romanzo. Ci porta nelle vicende che hanno ispirato la storia, quelle della cronaca e quelle della storia e un po' alla volta ci apre la mente del romanziere. E si intravedono i fili, si seguono gli snodi e si apprezzano le finezze e sarà poi che in quanto linguista e musicista, non potevo non notare questa frase, ma da sola è valsa la lettura di tutto il libro per me.
"dubito che la finestra, la janela, das Fenster, the window o la fenêtre indichino esattmente la stessa cosa, poichè nessuna si affaccia sugli stessi ruomri, nè si richiude sulle stesse musiche"
C'è poi tutta un'idea di traduzione, con quella epsilon di differenza nel trasportare un concetto da una lingua all'altra che mi ha particolarmente affascinato. Non è l'idea in sé che non è nulla di originale, ma è il modo che ha di esprimerla che si può rintracciare sparso per le pagine di questo libro...
"Se dovessi raccontare la storia del dittatore agorafobico, sarebbe da questa finestra che evaderebbe il primo sosia di Pereira.
La scoperta di un film di Chaplin...
Come una visita dell'arcangelo."
Dalla storia principale si snodano poi anche altre storie, quelle dei personaggi che intervongono secondariamente nella storia ma la rendono tale, quelli di cui di solito non si sa nulla, ma la cui storia compone quella che stiamo leggendo.
Ecco la storia. Dopo averlo letto anche il titolo acquista il suo senso, fino a scoprire che il titolo originale è poi un altro, ma la traduttrice ha fatto un'ottima scelta a mio modestissimo parere.
3 commenti:
Che invidia che ho per chiunque possa passare del tempo fra gli scaffali di una biblioteca... :-)
Pennac piace tanto anche a me (mi sa che è una cosa normale per dei baricchiani come noi...)
Io non sono baricchiana e conosco poco Pennac. Tempo fa lessi “Il Paradiso degli orchi” e mi piacque. Pensai d’andar avanti con il ciclo dei Malaussène ma poi devo essermi innamorata di qualcun altro e Pennac è stato messo da parte. Però mi hai incuriosito. Un altro titolo da inserire nella lista dei desideri.
Ma perché i libri che vorrei leggere sono sempre più di quelli che ho già letto?
Un abbraccio
Barbara
@ Bart: a onor del vero va deto che gli scaffali di una biblioteca sono spesso anche pieni di polvere, e abbstanza in alto nell'edificio da non permettere, in questi mesi estivi, all'aria di circolare... però sì, è divertente!!
@Barbara: Pennac merita assolutamente, inseriscilo a tutti i costi. Poi per i libri da leggere... concordo e mi pare pure che la stessa cosa se la sia chiesta qualcuno più illustre di noi!! ;)
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