venerdì 2 marzo 2012

Guai a quel paese che ha bisogno di eroi

Da un po' di tempo in Italia non si sente parlare d'altro che di novelli eroi. Vuoi per far fronte ad un evento catastrofico come il naufragio di una nave, vuoi per elogiare chi paga le tasse dovute, o per ultimo un poliziotto che fa il suo dovere di tutore dell'ordine mantenendo la calma in una situazione difficile.
Lungi dalla sottoscritta affermare che questi comportamenti non siano, e non siano stati, da considerarsi esempi positivi. Quello che mi dà da pensare è la classificazione.

foto di Antonio Perrone Torkio
Non voglio entrare nel merito di nessuno di questi avvenimenti, perché tanti altri se ne potrebbero citare, e di attualissimi. Ma voglio capire cosa significa dire che una persona, al proprio posto, che ha fatto il suo dovere, venga stigmatizzato come eroe. Un eroe è superman: fa qualcosa di incredibile, incurante delle conseguenze. Un'eroe è Gandhi: fa qualcosa di grande, in cui nessuno era mai riuscito prima.
Ma se uno diventa un eroe perché paga le tasse, allora vuol dire che abbiamo accettato come normalità il fatto che non si paghino. Se un carabiniere diventa un eroe per aver mantenuto la calma in una situazione difficile, vuol dire che stiamo serenamente accettando il fatto che una persona in divisa possa dare in escandescenze e scendere ad atti di violenza solo perché il contesto è difficile.
Se essere un comune uomo di buon senso diventa un atto eroico, stiamo dando il via libera a un mondo in cui non esiste più un senso civile (non civico).
Il problema non è riconoscere la positività del comportamento, ma segnalarlo come straordinario. Ne conseguirà che l'ordinario è di bassissimo livello, e che la vita "normale" è naturalmente costellata di terribili nefandezze.

Alcuni anni fa, in un programma televisivo in cui si parlava di lotta alla mafia, un giovane imprenditore che aveva scelto di non pagare il pizzo e di denunciare chi glielo voleva estorcere veniva intervistato e ricordo che disse di non voler essere un eroe, e di esserlo diventato suo malgrado, ma di non aver mai voluto quello status. Oggi lo capisco ancora meglio. Se la sua normalità fosse stata la legalità e una rete di persone che ritenevano normale e giusto non sottomettersi a un atto di forza, lui non avrebbe avuto bisogno in alcun modo di "diventare un eroe".
Sciagurato davvero quel paese che ha bisogno di eroi, e più sciagurato ancora colui che deve fare l'eroe per vivere una vita comune...

2 commenti:

Lieve ha detto...

Non sai quanto mi trovo d'accordo con quello che hai scritto!
Sono riflessioni che condivido in pieno e che negli ultimi mesi mi girano più che mai nella testa. Ogni volta che sento parlare di eroi alla tv, il mio istinto è di cambiare canale. "Persone oneste che fanno il loro lavoro". Non è una brutta definizione. Forse tutti noi, ma soprattutto chi fa dell'informazione il proprio mestiere, dovremmo cominciare a chiamare le cose con il loro nome :)
Buon week end

Clode ha detto...

"Persone oneste che fanno il loro lavoro". I like it!
;)