domenica 23 agosto 2009

A stone in the river


Sono quei momenti in cui ti senti in un certo modo e fai fatica a capire anche tu come, ecco, è uno di quei momenti lì. Mi sento un po' come queste pietre che stavano in questo magnifico torrente. L'acqua gli scorre sopra solo che loro non se ne accorgono, e lasciano che prosegua senza prender parte alla corsa.

Ecco, è come se arrivassi sempre in ritardo (proprio io che se c'è una cosa che odio sono i ritardatari!!). C'è qualcosa che mi sfugge, ed è una sensazione orribile, perchè come quella pietra sono troppo pesante per correre via con l'acqua...
... ma lo vorrei tanto!

martedì 11 agosto 2009

Parlando

Foto from Flickr
Saliamo in macchina, un atlante per quando usciremo dall'autostrada, i nostri zaini, e una tenda, perché non si sa mai, un paio di cd con della buona musica e finalmente partiamo per questa piccola vacanza più volte rimandata e messa in pericolo dai programmi di altri. Ci dirigiamo nella bella Toscana, partenza intelligente e si parte con il fresco della mattina in cui molti ancora dormono, alle 9.30 siamo già nei pressi di Firenze, ma da lì dobbiamo fare ancora un po' di strada. Con la guida in mano scegliamo di volta in volta la destinazione e ci perdiamo in un piccolo borgo medievale arroccato su una collina, che ha delle stradine piccole e strette che ricordano Venezia. Io ho dimenticato la mia macchina fotografica (di nuovo!) ma la mia compagna di avventure fa foto per tutte e due, e ogni tanto mi fa rubare la macchina per fare qualche scatto. Le ore passate in viaggio ci danno modo di fare lunghe conversazioni, e favoriscono quei "Ti dirò, in confidenza, che...", "Te lo dico, però tienilo per te...", e tante altre piccole o grandi confidenze che finalmente ci sentiamo libere di farci. Camminiamo sulle mura di Lucca continuando a chiacchierare e mi rendo conto che le sto dicendo cose che molti dei miei amici più cari non conoscono, ma che va bene così, che "ci sta" in quel momento, che anche lei scambia con me segreti e pensieri e opinioni, e che mi ascolta così come io ho ascoltato lei, e le parole si scambiano si intrecciano e vengono fuori da sole, e anche le risate e i passi sono più leggeri, e le salite meno impervie , e i gradini meno faticosi da salire se usi un po' di fiato per parlare.

giovedì 6 agosto 2009

6 agosto 1945

Immagine da Wikipedia

Non so come ci si possa sentire a sganciare una bomba. Non ho idea di come poi con quelle stesse mani si possa continuare a vivere una vita normale, ad accarezzare un bambino, a preparare da mangiare, a lavarsi la faccia... Per quanto ti possano raccontare che le bombe siano intelligenti e che colpiranno solo le persone cattive, per quanto ti possano fare il lavaggio del cervello, tu sai che stai uccidendo.

Ma la bomba atomica. Come si fa a decidere di sganciare una bomba atomica? E due?! Come si fa a decidere di sganciarne due?

Perchè una avrebbe potuto essere l'estrema soluzione ad una situazione altrimenti irrisolvibile (ma era davvero così?), ma due è la cattiveria umana.

Una bomba che non uccide solo dove colpisce, ma anniente totalmente la vita per un raggio larghissimo, una bomba che cancella, che annulla. Un crimine. Perchè uccidere è sempre un crimine.

Come si fa a decidere di sganciare una bomba? Come si fa a dare l'ordine di sganciare non una ma due bombe su due città piene di persone?
Perchè non possono bastare i volantini che avvertono di sgombrare la città a pulirsi la coscienza da una cosa del genere.

Con quelle mani poi, come si fa a continuare a vivere?