martedì 29 maggio 2012

tremore

Stranissima la sensazione della terra che trema sotto ai tuoi piedi. Strano perché fai anche fatica a realizzarlo, senti rumore, poi ti accorgi anche del tremolio, non lo capisci subito. Senti il rumore, qualcosa che trema che sbatte, non lo identifichi, ti guardi intorno, qualcuno ti dice "il terremoto" e in un secondo hai fatto mille pensieri, realizzi solo in quell'istante cos'è la sensazione che senti. D'istinto alzi gli occhi, il lampadario, perché se è davvero il terremoto, ti hanno insegnato, il lampadario si muove. E' così, si muove. Pensi, e pensi che non hai il tempo di pensare, pensi che non sai quale sia il muro giusto, e la tua mano è già sulla maniglia, al secondo passo che fai pensi a chi è dietro di te, che se la casa non è sicura per te, non lo è neanche per gli altri. Ti hanno detto anche che non devi prender mai niente con te, prima mettiti in salvo, poi alle cose che lasci ci penserai. E questo viene già più facile da eseguire.
Il tutto è durato una manciata di secondi, ma li hai attraversati come fossero minuti. Ok, paura per niente? Casa intera, tutti sani, solo che ti guardi in giro, tutto tranquillo, e quindi?
E quindi come si fa a sapere che non ricapita? O a sapere che se ricapita, comunque non ci saranno danni. Nelle ore successive l'assestamento lo riconosci più velocemente, dura anche meno, l'intensità è diversa, ripassi mentalmente le regole che ti hanno ripetuto da bambina, e pensi anche che ti avevano sempre detto che nelle pianure alluvionali i terremoti non succedono. Altre domande.

lunedì 21 maggio 2012

In silenzio

Al corso di primo soccorso che feci alle medie ci puntualizzarono una cosa, che mi è rimasta impressa: se dovete soccorrere più di una persona, non sempre vale il principio che chi si lamenta di più sta peggio. Anzi, non vale quasi mai.
L'urlo di dolore impressiona, certamente, ma non è detto che tace stia soffrendo meno. Il dolore sordo, quello che ti prende alla bocca dello stomaco, spesso ti toglie anche la forza di parlare.
Poi c'è il dolore che deve per forza star muto. Quello che non può far rumore, perché... per mille motivi non lo si può raccontare. Il dolore soffocato su un cuscino, portato in giro con forza tutti i giorni, che taglia le gambe all'altezza delle ginocchia, e che si deve portare comunque con sé. Il più subdolo, quello da nascondere, dietro a sorrisi sforzati, rimandato ad angoli di solitudine dove non siano necessarie spiegazioni.

(...) un dolore che sale, che sale...
Si ferma sulle ginocchia che tremano, e so perché... 

E proprio in questo nascondere in qualche modo ce lo autoinfliggiamo, per non reagire soffriamo di più, celando sempre, e comunque.
A voler ben guardare ci son momenti in cui è più difficile nasconderlo, se per stanchezza o volontà nascosta di esser consolati, non saprei dire... Accorgersene è un attimo, un respiro a fondo e si ritira fuori il sorriso di schermo.

(...) un dolore che sale, che sale e fa male...
Ora è allo stomaco, fegato, vomito, fingo ma c'è  

Alle volte è anche una carezza a sbriciolare il muro, ad abbattere la finzione, un gesto gratuito, dolce, inaspettato, che altrettanto inaspettatamente frantuma il silenzio, forse per un attimo o forse più a lungo.
La sensazione di cercare di svuotarsi...
Perché sai che svuotarsi è impossibile e come un'onda ritorna, si innalza e si increspa prima di tornar giù e risollevarsi al prossimo alito di vento.

Resta che una parte del cuore
sarà sempre sospesa
senza fare rumore,(...)

Almeno la lezione l'hai imparata, e adesso cerchi di raccontarti meno bugie, hai deciso che di nuovo no. Che stavolta vuoi difenderti.


Ed anche il cuore adesso implora
Di evitare ogni dolore


Le parti in corsivo sono testi delle canzoni dell'ultimo album di Arisa

mercoledì 16 maggio 2012

La parola buongiorno

Foto from Flickr


Col successo che stanno avendo Fazio e Saviano, vorrei unirmi anch'io a questo trend, e vorrei anch'io portare alla gentile attenzione del pubblico una parola: Buongiorno!

Inteso come saluto, quindi Buonasera in questo caso è equivalente. Lavoro in portineria per un totale di una decina di ore a settimana, quando varcano quella soglia gli utenti mi vedono (volenti o nolenti), sono dietro il banco in entrata, se me ne ricordo, sorrido anche.
Eppure troppa gente passa chinando la testa e pensando che Buongiorno (o i suoi equivalenti), non siano necessari. Hanno fretta? Ma si può dire anche camminando, e nel tempo che attraversano l'atrio ci stanno tutte e tre le sillabe. Ai più distratti lo ricordo io, facendolo risuonare per prima. Qualcuno ha comunque il coraggio di non rispondere. Non so, forse non me lo merito.

Non è diverso per chi telefona. Buongiorno, è un optional, e forse io non ho pagato abbastanza per fruirne. Anche dire il proprio nome è un optional, tanto che spesso devo chiederlo io. Soprattutto se hai chiamato per parlare con qualcuno non pensi sia il caso di fornire le tue generalità? E comunque non è un atto di cortesia e rispetto verso la persona che ti risponde? (ebbene sì, sono una persona anch'io)

Mi è addirittura venuto il dubbio di essere improvvisamente diventata troppo magra, e quindi, più difficile da notare, e che fosse per questo che così tanta gente non saluta entrando dove lavoro. Ho fugato velocemente questo dubbio con una veloce occhiata alla bilancia, niente da fare, il mio peso è sempre quello, devo supporre che tale sia rimasta anche la mia mole.
Mio padre a tale proposito mi ha dato un consiglio: "Prova a dargli un 'peston' forte sui piedi, vedrai che ti notano!"

sabato 12 maggio 2012

Io vorrei... non vorrei... ma, se vuoi...

Foto da Flickr


Ho sempre pensato di non aver avuto una vera e propria adolescenza. Niente piercing o tatuaggi, niente cambi di "moroso" ogni settimana, niente rientri alle 5.00 a.m. Non ho mai chiesto il motorino, né voluto andare in discoteca.
Non che questo mi abbia impedito di avere buoni argomenti per litigare con mio padre, uno su tutti: la scuola!
E questo no mi ha nemmeno impedito di innamorarmi perdutamente, sentire le farfalle nello stomaco (ma quelle non son esclusiva adolescenziale per fortuna!) e poi piangere sconsolata per... "lui!"

Uno dei vantaggi dell'essere più vicina ai 30 che ai 20 pensavo fosse quindi la fine di quegli strani processi e percorsi del "mi piace, ma quanto mi piaci, non so se mi piaci, oggi mi piaci domani chissà!"

Certo, regole nell'attrazione tra un uomo e una donna non ce ne son mai state, ma quantomeno pensavo di giocare una partita tra "adulti"! Invece devo ricredermi, o almeno...

Mi mandi uno o più messaggi, non del tutto "utili"... ti sei fatto dare il mio numero con la scusa di una cortesia... e poi? No, perché se è tutto qui fatico a leggere un vero interesse "ma magari voleva, non voleva, non sapeva" mi sento ribattere.
Eh no, siamo adulti, lui di più, vorresti? beh prova, osa! Che sarà mai? Tasta almeno il terreno! (nessun doppio senso, eh)

Mi chiami con una certa regolarità... mi affibi nomignoli più o meno carini, ci prendiamo volentieri in giro... e quindi?

No, perché, io vorrei specificare che non peso ogni parola che mi vien rivolta, non scandaglio l'animo umano, non interpreto, non leggo segni, vuoi dirmi una cosa, me la devi dire e basta, non sperare che intuisca! (non intuisco!!)

Allora, capite, preferisco il postino, che:

"Buongiorno, ma che bel cambiamento che si vede qui, è definitivo?"
"No, trova me al mercoledì mattina, ma le altre mattine c'è il mio collega, come al solito."
"Beh, allora io passo solo il mercoledì, va bene?"

;)