martedì 20 dicembre 2011

Questione di orizzonti temporali

All'asilo due bambini di 5 anni:

"Io, quando ero piccolo non coloravo mica così bene!"
"Ma guarda che anch'io anni fa non disegnavo mica così!"

"..."

venerdì 2 dicembre 2011

Bruxelles/2

Bruxelles è la capitale europea, la capitale del fumetto, la città del cioccolato, della birra, e di tutto ciò che si può... friggere!!


Essere diabetici e girare per le strade di questa città, potrebbe essere mortale: cioccolato, praline, waffel, croissant...













Ma ci sono altre cose spettacolari da ammirare in questa città che non hanno a che fare con lo stomaco.






A Natale poi l'atmosfera si sa, è magica un po' dovunque e soprattutto nelle città del nord Europa, dove gli addobbi si sprecano e gli effetti speciali anche. Alla sera si potevano apprezzare spettacoli di luci proiettati sui muri di questa meravigliosa piazza.







Beh, da qui in poi mi ripeterei nel descrivere questo posto... perchè poi sembra solo che ci siano luci in giro, e vetrine addobbate piene di cioccolata, muri con disegnate scene di fumetti più o meno celebri e baracchini di fritto. Però vi lascio con una cosa che mi ha fatto sorridere.
Il cioccolato e il fritto non sono l'unica cosa che si può comprare per le strade di Bruxelles...






mercoledì 30 novembre 2011

Bruxelles

Un week-end per staccare, nella capitale europea, scelta quasi per caso si è rivelata la meta giusta per un tempo relativamente breve com'è un finesettimana. Il centro storico è molto bello, informazione superflua, visto che è stato decretato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.

Bruxelles è il tipo di posto dove ti aspetti di non avere grossi problemi di comunicazione. In un posto dove si aggirano parlamentari provenienti dai diversi paesi europei non pensi che l'inglese sia una lingua sconosciuta.
E invece è così.

Ho sentito dire tante volte che all'estero sì che imparano le lingue, (non come in Italia!) e mi ritrovo a sperimentare il contrario.










Una bella alternativa a questa regola è data per fortuna dal personale dei musei, e non solo al Museo degli Strumenti Musicali che è sito in un palazzo che reca la scritta Old England.

Un museo particolarmente interessante non per il contenuto, che si può vedere anche altrove, ma soprattutto per l'idea di fornire i visitatori di cuffie che possono attaccare a della apposite prese vicino alle teche degli strumenti ed è possibile sentire qual è il suono reale di quegli strumenti.











Bruxelles è anche la capitale del fumetto e ci si imbatte continuamente in posti come questi, dove immagini "fumettistiche" affrescano le vie.
 C'è un percorso guidato volendo che si può seguire per vedere tutti i fumetti disegnati per le vie della città.
Ma io penso che sia più bello farsi sorprendere girando l'angolo da un disegno che non ci si aspettava. E fermarsi qualche momento pensando che, sì, anche questa è arte!



Stay tuned... vi dovrete sorbire almeno un'altra puntata su questa città!

venerdì 18 novembre 2011

Che lusso...

Foto from Flickr


Dentro ad una pizzeria al taglio per un morso della fame o forse una semplice voglia, vedo due signore anziane che si pregustano a parole un pezzettino di pizza che compravano per cena. Il pensiero è volato subito a mia nonnna, per la quale la pizza era una cosa da concedersi solo ogni tanto. Un lusso sì, ma non perchè costasse tanto o per il gusto particolarmente prelibato. Credo che l'idea venisse dal fatto che erano altri a prepararla, e forse non c'era lusso più grande che mangiare il frutto di una fatica altrui.

Ricordo l'ultimo periodo in cui era con noi, aveva iniziato a mangiare sempre meno, e la cosa ci preoccupava. Cercavamo quindi sempre qualcosa che le facesse "voglia". Ma questo termine non rientrava nel vocabolario di mia nonna... E ricordo una sera di agosto che ero rimasta da lei e avrei cenato e dormito lì, in cui mi ha detto: "mangerei volentieri un pezzetto di pizza". Penso di essermi illuminata, per la prima volta da mesi aveva "voglia" di qualcosa! "Davvero nonna, la mangeresti volentieri?" era quasi intimidita a dirmi di sì... Una giornata caldissima, afosissima, i ragazzi che avevano una pizzeria lì vicino erano tutti fuori, perchè dentro col forno acceso non ci si stava. Sentendomi in colpa gli ho chesto se potevano prepararmi una pizza. Avrei voluto dirglielo "mi rendo conto che fa caldissimo e i pochi soldi che ve la pagherò non varranno lo sforzo di stare qui con questo caldo, ma se poteste capire che da mesi non aveva più "voglia" di niente...". Ho tenuto queste considerazioni per me e ho portato a casa la pizza calda da mangiare con lei... Ovviamente non l'ha finita... Ma per una volta forse sono riuscita io ad accontentare lei...

giovedì 20 ottobre 2011

Da qua sopra...


... ci si sente in maniera diversa!

...e da qui sopra discuterò la mia tesi di laurea domani mattina!

martedì 11 ottobre 2011

La semplicità del genio



O my deare hert, young Jesu sweit [sweet],
Prepare thy creddil in my spreit [spirit],
And I sall [shall] rock thee to my hert,
And never mair [more] from thee depart.

But I sall praise thee evermoir [evermore]
With sanges [songs] sweit unto thy gloir [glory];
The knees of my hert sall I bow,
And sing that richt [right] Balulalow.

Mio dolce cuore, piccolo dolce Gesù,
preparo il tuo giaciglio nel mio animo,
e ti terrò stretto al mio cuore
e mai più te ne allontanerai.

E ti prego anche più
con dolci canti alla tua gloria,
possa piegare le mie ginocchia
e cantarti veramente ninnananna...

Il vero genio consiste nel trovare soluzione innovative che siano il più semplice possibile. A Ceremony of Carols, op. 28 è la cosa più semplice e geniale che sia mai stata scritta. Un coro di voci bianche, un arpa, una Chiesa a fare da cassa acustica. Semplice, e bellissimo.
Questa 'carola' è solo una delle meravigliose perle ispirate alla natività, che però sembrano parlare molto di più di un bimbo e sua madre.
Rileggete la prima strofa, ascoltando la musica e pensate semplicemente a una giovanissima mamma e a suo figlio che ha deciso di chiamare Gesù. Avete mai sentito qualcosa di più dolce? Io sinceramente no.

Nel '900 musicale pieno di avanguardie, dodecafonie, serialismi, compositori che sfidano tessiture incredibili e voli pindarici, Benjamin Britten riesce a scrivere una collezione di brani meravigliosi la cui innovazione sta nella semplicità più estrema, esprimendo ancora una volta il suo grandissimo amore per l'infanzia, quella fase della vita in cui sperimentare l'innocenza e di cui mantenere iva memoria per tutta la vita...

Ecco oggi mi son sentita per qualche minuto serena come un bimbo, che quando vien cullato nelle braccia della madre, sa di essere al sicuro da tutti i pericoli del mondo.

venerdì 7 ottobre 2011

Fine della prima settimana all'asilo...

"Ma voi siete delle teacher nuove?"

"Diciamo un usato sicuro..."

"chi indovina come si chiama questo colour vince un premio!" (il grigio non se lo ricordano mai!!)
"..."
"..."
"Grey!"
"Bravo Edoardo, dopo ti dò un premio!"
(altro bambino si gira e mi fa)
"E io? Io l'ho ripetuto..."
"Ma bisognava dirlo per primi per il premio!"
"Ma io l'ho ripetuto e adesso l'ho imparato, quindi? Anch'io il premio?? Anch'io il premio?"
"..."

;-)

venerdì 16 settembre 2011

Sono indaffaratissima

ravioli di zucca

fagottini di zucchine (spiati da Comida, ma riarrangiati)

ravioli al vapore ripieni di carne/pesce

Ecco, per dire che se anche non vi siete chiesti perchè in questo periodo scrivo meno... è che, sono impegnatissima, ho un sacco di cose da fare, e qualcosa faccio...

Vi aspettavate aggiornamenti sulla tesi? Banale, banale...

giovedì 1 settembre 2011

Educazione letteraria

foto from Flickr

Dialogo tra colleghe in Biblioteca:

io: "Sai, sono sempre in imbarazzo quando un utente mi dice di consigliargli qualcosa da leggere!"

collega: "Non dirlo a me...!"

"Almeno almeno dimmi il genere, o un autore! Poi quando mi ha detto 'qualcosa di romantico' non sapevo che darle, perchè non è esattamente il mio genere!"

"Beh quando ti cheidono qualcosa di romantico vai sulla Steel!"

"...no, dai.... Era una ragazza giovane, poi finisce che da grande mi legge la Sveva Casati Modigliani.... vogliamo proprio rovinarle così?"

"Hai ragione..."




giovedì 25 agosto 2011

My own holiday


Non mi stanco di passare le mie vacanze all'aria aperta...

Non mi stanco di passare le mie vacanze a contatto con la natura in posti dove lo sguardo si perde tra verde e azzurro...

Non mi stanco di passare le mie vacanze con amici che condividono con me un sogno e tanta tanta allegria....

Non mi stanco di passare le mie vacanze con un gruppo di ragazzini che il primo giorno guardano scettici le cime delle montagne e pensano al mare...

Non mi stanco di vedere dopo 10 giorni negli occhi di quei ragazzini, una sconfinata meraviglia, e un amore per quei luoghi che in qualche modo adesso sono diventati familiari...

Non mi stanco di insegnarli a non maledire nè il sole nè la pioggia, perchè la natura non è al loro servizio...

Non mi stanco di accendere un fuoco ogni sera per scaldarsi, e di tirar fuori la chitarra per allietare i momenti in cui stiamo insieme...

Ora, tornata dalle "vacanze", specifico a chiunque me lo chieda che "le vacanze sono un'altra cosa", perchè non ci si rilassa, e non ci si riposa, con le "vacanze" che faccio io... ma si torna con i piedi per terra e si riesce a mettere a fuoco quello che è davvero importante, poi per rilassarmi troverò un altro tempo...

martedì 19 luglio 2011

Critica letteraria

In Biblioteca, davanti alla vetrina delle "novità" (i tempi di catalogazione le rendono un po' meno...nuove...)

"Tu hai mai letto qualcosa di Salman Rushdie?"
"Io no, e tu?"
"Ah, io no! mai letto niente! ...dev'essere così pesante..."

venerdì 8 luglio 2011

ri-scritture


Foto from Flickr

Britten scrisse Il Giro di Vite in un tempo veramente irrisorio rispetto a quello che ci sto mettendo io a scriverne l'analisi. Forse tutto questo ha un senso. Di sicuro io non capisco quale.

Un altro parallelo tra la scrittura della mia tesi e certi incidenti che ho ritrovato nella genesi delle due forme dell'opera in questione, li ho già sottolineati qui. Oggi pensavo di dedicami alla revisione del capitolo centrale della mia tesi che finalmente ha visto una fine. Pensavo, perché poche ore fa il mio prof., che non scrive di sua spontanea volontà quasi mai ai suoi studenti, mi ha scritto una mail. Una mail che sarebbe stata utilissima 6-7 mesi fa, che parla della mia bibliografia e dell'impianto dei capitoli. Mi chiede in pratica di aggiungere fonti e argomenti.

Stamattina rileggevo il passaggio in cui spiego che la produzione di Britten si è lamentata che l'opera era troppo corta, e chiedeva di aggiungere qualcosa. Britten si rifiutò di aggiungere del materiale per ragioni così "tecniche", ma discusse con la librettista l'ipotesi di aggiungere un prologo narrativo. Nonostante le preoccupazioni della Piper (la librettista, appunto), il prologo risulta un'inserzione perfettamente sensata nell'opera, e non porta nessuna inutile ripetizione. Sarebbe estremamente interessante far notare questo parallelismo al mio prof., ma non sono sicura che disponga di sufficiente sense of humor, e non sono nemmeno sicura di poter obiettare alla stessa maniera di Britten...

lunedì 27 giugno 2011

Usi e costumi

Foto from Flickr

Venerdì sera partecipo ad una cena con poca convinzione. Un amico ospita delle ragazze che vengono dall'Olanda, e ci chiede di uscire tutti insieme per far vedere la nostra cittadina alle 3 ospiti. Come al solito quando ti aspetti di non divertirti, la serata va molto bene. Rimango a parlare con due di loro per quasi tutta la sera, e scopro che tanto per iniziare nessuna di loro è olandese: una è armena, una belga e l'altra portoghese. Convivono in una casa dove c'è anche un'altra ragazza, neanche lei olandese. Una di loro ha da poco chiesto la cittadinanza, e per farlo ha dovuto sostenere più di un esame sulla lingua, la storia e la cultura dell'Olanda. Durante l'esame ha scoperto di sapere più cose delle signore che le facevano sorveglianza. Deformazione professionale: gli chiedo qual è la 'lingua franca' che parlano in casa, e scopro che non è l'olandese! Non tutte lo parlano bene, solo le due con cui chiacchero io, e mi spiegano che parlano olandese solo quando sono da sole, se c'è un altra persona in casa "per educazione, parliamo inglese". Sto zitta un secondo e penso che noi invece mentre eravamo a tavola con loro, se per caso dovevamo fare un commento tra di noi, anche su un argomento di cui parlavamo con loro, lo facevamo in italiano... che maleducati!

venerdì 24 giugno 2011

Timidezza

(la foto non sono riuscita ad inserirla, ma andatevela a vedere, avrei messo questa!)

Ne sono convinta. Una delle cose che mi ha aiutato a vincere la mia naturale timidezza è stata sicuramente la musica. Niente potere terapeutico delle note, o estasi trascendentali nel momento in cui metto le mani sulla chitarra. No, solo la consapevolezza dura e cruda che una volta all'anno sarei dovuta salire su quel palco. Da sola, io la mia chitarra e nient'altro. Nessuna via di fuga, pochi minuti, la necessità di essere concentrati. E non era tanto il viso che s'infuocava o le gambe che tremavano, no. Erano le dita che a un tratto mi tradivano, era la mente che sapeva di dover rimanere concentrata su quello che dovevo suonare, e nient'altro. Ci ho messo 11 anni, un diploma, parecchi saggi (anche "finali" quelli cioè che fanno solo gli allievi dei corsi superiori, alla sera, come i concerti veri!), ma alla fine ce l'ho fatta. Non facciamo confusione però, non ho smesso di diventare rossa in volto o di aver paura, ma ho imparato ad addomesticare queste sensazioni. Ho imparato a dirmi "se non posso fare a meno di avere paura almeno l'avrò per qualcosa per cui ne valga la pena!". Ho cercato di tenere su di me quella 'paura buona' quella che serve a non farmi sbagliare, a tenermi concentrata. Poi ho iniziato a concentrarmi sul piacere di suonare, sul fatto che dovevo divertirmi. Il mio professore mi ha dato il consiglio migliore: "Suona come quando suoni per i tuoi amici, suona per far sentire qualcosa a qualcuno a cui vuoi bene!" Non avete idea di quanto questo mi abbia aiutato. Ho imparato anche ad addomesticare quel tremolio delle mani, a mettere nella sequenza giusta i brani da suonare, perché dopo un po' che sto lì sopra a suonare le sensazioni cambiano e posso permettermi qualche rischio in più.

L'altra sera mentre seduta a fianco alle mie allieve e le accompagnavo al loro saggio ad un certo punto ho sentito che il cuore mi batteva così forte che forse se ne sarebbero accorte anche loro prima o poi... Ho fatto un respiro profondo, e ho pensato che adesso è il loro turno, non il mio, io devo solo cercare di non farle sfigurare!

lunedì 20 giugno 2011

Vergognarsi della propria bravura

Fantasia X- Alonso Mudarra
Questo è uno dei più bei brani che siano stati scritti per la chitarra. E anche uno dei più famosi. La versione che potete ascoltare da qui è quella di Julian Bream, chitarrista inglese che dà una delle interpretazioni che preferisco di questo brano!



Questo brano scritto in Spagna nel '500 rivela, a volerlo ascoltare bene, delle gradite sorprese. La prima cosa da notare è il titolo: "fantasia que contrahaze la harpa en la manera de Ludovico". L'intenzione è quindi quella di imitare un altro strumento molto in voga nelle corti spagnole, l'arpa. Gli arpeggi iniziali sembrano andare alla ricerca di una melodia e sviluppano in orizzontale (nella melodia) un'idea verticale (se li suonassimo insieme sarebbero degli accordi perfetti). Questa ricerca di una melodia si compie ad un certo punto trovandouna successione incalzante di accordi (1:04) si intuisce un'intenzione che poi prende piede (1:13) aumentando anche il ritmo. Su questo movimento finale è interessante un'annotazione del compositore che sente la necessità di giustificarsi con chi ascolta e chi suona. In calce alla musica è annotato che da lì in poi si costruiscono alcune "false relazioni" che si susseguono nel brano. L'autore specifica che se suonate velocemente non si sentono poi molto, salvaguardando la piacevolezza del pezzo. Al di là del tecnicismo, una falsa frelazione è una dissonanza, cioè un suono per definizione poco gradevole. E' interessante notare che per noi che ascoltiamo oggi c'è molto poco di dissonante in questo brano, dopotutto noi abbiamo nelle orecchie la dodecafonia, Gershwin, Wagner, i Beatles, e anche Gigi d'Alessio (volenti o nolenti li abbiamo proprio tutti!). Viviamo (musicalmente parlando) in un mondo che ha smesso di trovare sbagliata la dissonanza, e la trova invece interessante. Da questo punto di vista non può che farci tenerezza l'intenzione di un autore (e anche su questo termine potremmo dilungarci su quale sia la differenza tra usarlo oggi e così tanti secoli fa) che sappia di aver fatto qualcosa di "non consentito", ma non rinunci al suo gusto e con l'escamotage chieda all'esecutore di suonarlo velocemente, quasi a sperare che nessuno se ne accorga!
Almeno a me ha sempre fatto tenerezza quell'annotazione, e nell'eseguirlo ero combattuta tra la condiscendenza di accontentare l'autore e suonarlo in fretta, e la voglia di rendergli davvero giustizia e lasciare che si potessero apprezzare queste sonorità così 'interessanti' e così moderne per un uomo del '500.

venerdì 10 giugno 2011

A proposito del referendum...

Questo fine settimana si va a votare per il referendum, l'ennesimo! Ieri la mia panettiera mi fa: "ma devo votare anch'io per il referendum?". Ecco, allora a me vien voglia di specificare una cosa...

Nonostante quello che ci raccontano, andare a votare è un diritto e un dovere, quindi sì, si va a votare, poi se segnare sì, o no è una decisione che prenderà la vostra coscienza! Si va a votare perché non è vero che il non voto è un voto. Il non voto è una scelta (quello si spera, e non una dimenticanza!), ma è la scelta di non esprimere un'opinione, non di esprimere la propria contrarietà. La nostra beneamata e maleinvocata Costituzione prevede un quorum per i referendum abrogativi. Fatto salvo che non sono una giurista, ma credo di essere una cittadina di buon senso, credo che si stia manipolando l'interpretazione di questo quorum. Il punto è che per abrogare una legge che già esiste è necessario che la cosa provochi l'interesse di almeno il 50% +1 delle persone che hanno il diritto di voto. Questa l'intenzione di chi ha stabilito questo limite per il referendum, e non altra!
Bene, a questo si aggiunga che chi dice "non andiamo a votare" sa perfettamente che esiste sempre una fetta di popolazione che non esercita il proprio diritto-dovere. Si può vedere anche alle recentissime amministrative dove anche se l'affluenza è stata alta non ha superato l'80% (più o meno, non mi fate le pulci sui numeri)!
Allora chi vi chiede di non andare a votare per esprimere un no, in realtà confida anche in chi non va a votare per altri mille motivi (che non ho le competenze e il tempo di indagare!). Così, con un 25% fisso che non vota, basta molto poco per far fallire un referendum. Ma chi ha deciso, dov'è la maggioranza?
Perché dovrebbe valere anche un principio per cui chi lascia agli altri decidere per sé (quell'ipotetico 25% di cui sopra) deve accettare le decisioni. Ma la maggioranza di persone che vuole esprimere il proprio diritto e il proprio pensiero come vota? Se chi vuole esprimersi per il no, non va a votare, non lo sapremo mai e non sarà la maggioranza a vincere, ma una minoranza furba.

Ecco, allora a prescindere da come la pensate per piacere non fatevi fregare da chi dice che il non-voto è come votare per il no. Perché il non-voto è come non votare, è come dire "fate voi, a me non interessa!". Poi con una mano sula coscienza provate anche a pensare a chi per un voto ha dato anche la sua vita. Se come me appartenete alla specie delle donne, e delle donne italiane, pensate che proprio ad un referendum, nel non-poi-così-lontano 1946, nel nostro paese si sono fatti venire in mente che pure noi donne potevamo esprimere un'opinione. E prima che ci ripensino, e che "tanto ai referendum gli italiani non vanno più a votare", ci tolgano pure quello, per piacere andate a votare. E votate un po' quello che ritenete meglio per voi e per i vostri figli.

venerdì 20 maggio 2011

Sorprese elettorali

Sono stata piacevolmente stupita da queste elezioni. Anche se erano solo le comunali, e si sa che la gente spesso vota una persona per un mare di motivi diversi, spesso slegati anche da quelli politici, soprattutto in una piccola città. Sono stata anche contenta di vedere qualcuno che si proponeva in maniera diversa, con argomenti al di là di parole belle ma vuote.

Ora però purtroppo si va al ballottaggio, ci si tappa il naso e si vota solo per decidere chi sarà il meno peggio... che a dirla tutta non sono neanche sicura di saperlo quale sia il meno peggio...

Questo genere di sorprese purtroppo dura molto poco...

lunedì 2 maggio 2011

Identità linguistica


Da addetta ai lavori ( o quasi) mi ha lasciato sorpresa apprendere che non esiste una chiara e netta definizione della differenza tra una lingua e un dialetto. Non si può far riferimento a definizioni politiche secondo cui una Lingua appartiene ad un popolo che abbia una nazione o stato a cui far riferimento, perché la storia e la geografia ci insegnano cose diverse, non si può parlare di "dignità linguistica", perché proprio noi italiano sappiamo che la letteratura si nutre di opere "dialettali" dal grandissimo valore culturale (Porta, Goldoni, ...). Non si può neanche parlare di una "lingua della cultura", perché in quel caso lascieremmo fuori un bel numero di lingue. Insomma non c'è un modo specifico e univoco di separare il concetto di lingua da quello di dialetto.

Per chi come me è nato in Veneto, questo binomio del linguaggio è affare che si affronta tutti i giorni. Siamo la regione italiana che più fa uso di questa "doppia opzione" nella vita pubblica o privata. Solo che, finché stiamo tra di noi, non ci facciamo neanche caso...
Quando invece un italiano di altre regioni si infila tra le nostre file, o ce ne andiamo noi fuori confine, tutto diventa chiaro... "Spandere non è una parola italiana!" mi sono sentita dire da un friulano. E in effetti basta pensarci un attimo, se l'infinito si maschera da parola regolare e legale, provando a fare il participio passato diventa chiara la matrice veneta (rimane regolare per la lingua italiana, ma diventa illegale, in termini più tecnici) "io ho spanto!". Il problema è che questa come molte altre parole ha una traduzione difficile. Spandere significa rovesciare in maniera casuale ed erronea, ed è riferito principalmente ai liquidi, ma può connotare qualsiasi altra sostanza che una volta uscita dal contenitore si fatica a recuperare. Quindi non è spargere, e neanche versare, ma un buon mix di entrambe con in più la connotazione dell'erroneità dell'azione. (es. Go spanto 'l late! =Ho versato il latte!)
Wikipedia non concorda col mio amico friulano, mal'uso a cui fa riferimento è diverso dal Veneto, è infatti noi non usiamo spanso come participio passato, e se leggete il significato troverete le differenze che cercate.

Essere nati in Veneto significa mettere in atto spesso e volentieri il meccanismo di switch linguistico, ma non per contesti più "alti", ma più che altro in presenza di foresti (=stranieri). Proprio loro trovano inconcepibile come in una boutique del centro di Padova o Verona, la commessa possa rivolgersi al cliente con frasi tipo "Ga'o bisogno?" (=Ha bisogno di qualcosa?). Nessuna connotazione culturale dunque? No, questo non è corretto, perché chi usa il dialetto al posto dell'italiano è visto come più rozzo, ed è frequente soprattutto tra le persone di una certa età il goffo tentativo di italianizzare parole venete, mettendo delle doppie, o tramutando le s in c dolci, o altre artifizi del genere. Cose che per lo più fanno sorridere. Perché la gente di una certa età sa che parlare italiano significa, dalle nostre parti, essere persone istruite, e quindi degne di maggior rispetto. Ma loro magari, semplicemente non hanno avuto la possibilità di frequentare la scuola, e a casa si sa, si parla in dialetto perché ci si capisce meglio.

Ci sono infine delle espressioni che identificano immediatamente un parlante veneto, in particolare negli anni ne ho identificate 2: sta attento/a e fatalità. La prima viene usata come intercalare, anche senza funzione fàtica (di controllare, cioè se sia attivo il canale della comunicazione, e quindi assicurarsi che l'interlocutore sia attento). La seconda è l'introduzione tipica di racconti in cui avvengono episodi più o meno fortuiti. Anche quando decidiamo di usare l'Italiano, non riusciamo a liberarci di alcune "spie" linguistiche che ci marchiano subito, per non parlare poi di quell'accento da cantilena!!

giovedì 28 aprile 2011

I pezzi grossi...

Mattinata in Biblioteca:

"Buongiorno, vorrei sapere se avete un libro."
"Mi dispiace, ma si sono momentaneamente bloccati i computer, e non riusciamo neanche noi a fare le ricerche a catalogo. Spero che la rete si sblocchi al più presto."
"Posso dirle il libro, e chiamo nel pomeriggio per sapere se lo avete?"
" Va bene, mi dice il titolo e l'autore?"
"L'autore è XY il titolo e WZ!"
"Va bene, me li segno, mi dice anche il suo nome?"
"Sì, mi chiamo ... (cognome), Procuratore della Repubblica."
"Ah, lei di nome fa Procuratoredellarepubblica... che strano nome, mai sentito da queste parti!"

Confesso, non ho risposto così, ma avrei tanto voluto!!

martedì 12 aprile 2011

Le Beatrici, Benni


Attirata, lo ammetto, dalla copertina. Ma sì, perchè in fondo al detto "dont judge a book by the cover" non c'ho mai davvero creduto! Colori che hanno attirato il mio sguardo, un immagine divertente di una donzella medievale che ha tra le mani dei tarocchi animati. Poi il titolo: Le Beatrici. Dante si sa, è un misogino d'altri tempi, con Beatrice c'ha fregate un po' tutte, e a me, per dire, era sempre piaciuta di più Francesca, così vera così piena d'umane passioni. L'autore? Stefano Benni, un nome noto, ma io, confesso, ho letto "La compagnia dei Celestini" quasi per sbaglio. Mi è piaciuto, sia chiaro, ma per dire che non è un autore che frequento.
Giro il libro, che la quarta di copertina è sempre fonte di inoformazioni importanti. "Otto monologhi per voce femminile." Il teatro mi piace, fatta.

Un libro minuto che si esaurisce in un viaggio e mezzo in treno, e forse quando l'ho comprato avevo bisogno proprio di quello. Ci son dentro delle donne un po' strane, alcune fanno sorridere,

Oh, lo dico a voi in confidenza. Io a quello non lo sopporto.
Mi ha visto la prima volta che c'avevo otto anni, lui nove, mica mi ha detto "si gioca insieme, ti regalo un gelato...", no c'ha fatto dieci poesie di duemila versi, il piccino.
[...]
Va be', ma io sono una donna, mica una serenata...
[...]
A diciannove anni al Medioevo si è già in anticamera da zitelle. Mica si ha il lifting e l'aerobica, noi.
[...]
Perchè nel Medioevo , belline mie, se non si va d'accordo con babbo e mamma mica ci si impasticca, mica si va all'estero con l'Erasmus, mica si va dallo psicanalista, mica in college. Noi si va di corsa in convento, capito?


Poi c'è una ragazzina che forse forse si può incontrare davvero in giro, mah, spererei di no, ma pare uscita dall'ultimo romanzo di Moccia, e per tutto il tempo che è in scena parla al telefono.

...guarda, la vita ha proprio il telecomando, non sai mai quale tasto premerà, se un horror o un harmony...
[...]
Allora capisci, cazzo! Questa è incultura, è ignoranza confondere le Barbie con le Winx, è come confondere Raul Casadei con Raul Bova cazzo

Una feroce presidentessa, non si capisce di cosa, che dispone delle vite altrui, e mostra tratti di cannibalismo.
Una suora un po' repressa e un po' assatanata che ogni tanto tira fuori un "maligno" da sè stessa.
C'è una donna che attende e nella sua attesa vive, e parla.
C'è anche una vecchia, cattiva (o forse...) che ricorda con dolore un tempo che è finito e inveisce contro il suo stesso essere vecchia.
E poi c'è un'altra vecchia, che sogna, e forse vola...
Infine c'è una donna lupo, che spiega i guai di dover nascondere nel proprio corpo una bestia un po' scomoda.

Il naso ad esempio ci si abitua, è sempre un po' umido ma l'olfatto aumenta, è un potere inebriante, e i denti insomma... basta lavarli sempre e smussarli con una limetta e poi tenere la bocca chiusa, si assume un'espressione seria, un po' altera, professorale.
[...]
Ma ho delle regole. Come voi umani mi mangio la parte del mondo che mi spetta. [...] Io non sbrano bambini, è la prima regola del buon licantropo [...] ... e le donne no, solidarietà femminile... anche se certe ministre...[...]
Lo so cosa volete sapere. La mia vita... sentimentale. Be', è complicata. La vostra è semplice?

A inframezzare questi ritratti ci sono poesie che è difficile descrivere, un paio di tango e una canzone, che avrebbe dovuto cantare Fabrizio de Andrè se non fosse andato a "suonare altrove", come spiega l'autore nella nota finale.

Questa Beatrice qui, a differenza di quella di Dante, ha i piedi più che per terra, e in fondo son tutte Beatrici, forse perchè son tutte vittima di uno stereotipo, di un riquadro, di una casella, alla quale devi star dentro per non diventare poi una bestia strana e terribile, tipo un licantropo...
Be' io questa lettura me la son goduta, non so se siete lettori di Benni, o che, ma mi sento pure di consigliarvela, se avete un viaggio in treno non troppo lungo!

martedì 5 aprile 2011

In che anno siamo?!

Nel 2011 io prendo un treno per farmi riconsegnare le pagine della mia tesi portata a correggere, e quando entro il prof. mi chiede se dovevo portare io qualcosa a lui, o doveva restituire lui qualcosa a me. (dubbio che avremmo evaso con un'e-mail, dato che siamo nel 2011...)

Lui, che viaggia molto, e "devo essere in più posti contemporaneamente" (conosco un altro che ha questo problema..uhm.. chi... ah sì! Il Padreterno!), e "mi sa che ho perso i suoi fogli, sa?!" (beh nel 2011, dato che glieli avevo mandati via mail, sarebbe bastato riaprire la mail e riscaricare l'allegato, o mandarmi una mail in cui mi dice che non li trova e io, nel 2011, glieli ristampavo con la mia stampante a pedali e glieli riportavo, a mano, s'intende!)

Poi osservo la sua scrivania e vedo il pacco di fogli con la mia scaletta in calce e dico "ma... non sono questi?!" (vorrei sottolineare che erano al centro della scrivania ben in mostra), "ah sì, pensavo proprio di averli persi!" (nel 2011, mi pare abbiano inventato anche gli occhiali... ma dovrei controllare...)

Pensando di fare un favore a me stessa colgo la palla al balzo e dico "visto che non li ha ancora letti e io ieri rileggendoli ho trovato degli errori, possiamo fare che apporto le correzioni che ho trovato da sola e glieli riporto?!", "certo, me li metta nella pigeonhole!" (in cartaceo ovviamente, perchè io, nel 2011, porto i fogli di carta al mio prof, che lui ha solo un mac e una stampante laser in ufficio, vuoi mettere come vengono meglio stampati con la mia stampante a pedali?!)

Solo dopo essere uscita dall'ufficio mi ricordo che i computer del dipartimento non hanno word, hanno solo word-viewer, programma con cui leggi ma non modifichi, certo nel 2011 noi studenti possiamo leggere tutti i file del mondo ma modificarli... no! Quindi mi fiondo in copisteria dove chiedo alla commessa se oltre a stampare non posso anche modificare il file. Lei mi guarda incuriosita e chiede "ma non ti conviene modificartelo su un computer dell'università e poi venire a stamparlo?!"(Come glielo spiego adesso che nel 2011 un banale programma come word non è compreso nella suite di software a nostra disposizione?!)

Faccio le dovute modifiche, stampo, riporto, metto nella pigeonhole, e incrocio il mio prof per le scale "Mi dispiace per questo inconveniente!", ma si figuri in fondo stamattina ho preso un treno per portarle dei fogli di carta che ho fatto stampare a pagamento in una copisteria del centro, come potrei dire di aver buttato via del tempo e dei soldi?!

P.S. Capito perchè poi non ho il tempo di scrivere un post decente?!

martedì 22 marzo 2011

Premiata!

Inaspettatamente come tutte le belle sorprese mi ritrovo a ritirare un premio, cosa che mi mette in imbarazzo anche virtualmente, se questo è possibile. Ringrazio Jacqueline che mi fa quest'onore, e vado direttamente alle regole (che non rispetterò):
1. bisogna trovare altri 10 blog altrettanto meritevoli;
Ora, qui la questione è abbastanza semplice, esclusi quelli già premiati da Jacq che abbiamo in comune, nn credo di avere altri 10 blog (attivi) nel blogroll... ma ci provo:
Lo fa anche Baricco (il titolo non poteva non attirarmi su questo blog di una simpaticissima logopedista che lavora con bambini meravigliosamente dolci e autentici!)
E' una vita che sto in doppia (se il titolo è di creativa, a lei lo possiamo dare sicuramente in quanto riesce sempre a trovare dei topic originali e interessanti per i suoi post!)
StranaMente (il titolo di creativo va anche all'aspirante notaio che adesso si è addirittura dato ai video su internet, con ottimi risultati so far...)
Nel retrobottega (lo so che Paolo l'ha già premiato Jacq, ma se uno tiene aperti tre blog queste son le cose a cui rischia di andare incontro! Come non premiare chi crea con le parole paesaggi davanti ai quali mi incanto e mi racconta di due ometti così dolci che ogni tanto mi chedo se son veri...)
Non cito nessun altro perchè o sono già stati premiati, o il loro blog tace da un po' per cui non so neanche se potrebbero leggermi, o addirittura hanno improvvisamente chiuso l'accesso ai lettori, e non potrei andare ad avvertirli, o ancora (non me ne vogliate) leggo i loro blog con interesse, ma penso che non sia "creativi" il termine giusto con cui premiarli e aspetto premi più consoni (che io forse non riceverò mai e quindi non potrò girare a loro... ma tant'è!)

2.Avvisare i premiati (il tempo di finire qui e assolvo anche questo compito...)
3.Raccontare 10 cose di me che non sapete.
Questo dev'essere un po' tipico dei premi e meme di Jacq che già qui ci chiedeva di fare altrettanto e infatti qui io le risposi. Ma se lo ha rifatto lei, lo rifaccio pure io, vediamo se davvero riesco a trovare 10 cose da dire...

1. Non vedo i film in 3d, ho un difetto visivo non metto a fuoco contemporaneamente con tutti e due gli occhi, quindi pago uno sproposito per vedere le immagini che si e no si alzano un mezzo cm dallo schermo. Se non si era capito la cosa mi infastidisce.

2. So applaudire con una mano sola... non ridete, davvero...

3. Sono permalosetta. Non permalosa permalosa, solo permalosetta, mi arrabbio un po', poi mi passa...

4. Faccio pilates. Lo so che non è interessante ma la consegna diceva solo cose che non sapevate, e questo lo sapevate?!

5. Da dopo la maturità alcune parole per me hanno perso il loro significato originale, tipo: derivata, limite, logaritmo... Se mi dessero da fare oggi uno studio di funzione non saprei da che parte prenderlo in mano, ma una versione di latino credo che potrei ancora provare a farla...

6. La domanda di iscrizione al liceo scientifico l'ha firmata mia sorella, non io. Ovviamente a mio nome. Sarà per quello che ogni tanto mi sogno che devo rifare la 5^ liceo?? (che ansia, mi sveglio in un bagno di sudore...)

7. Se non ve lo state domandando dopo la 6 ve lo dico lo stesso... Volevo fare ragioneria, almeno non c'era disegno tecnico!

8. Ho un debole per Luca Argentero (eh lo so chi non ce l'ha... ma vale sempre quello che ho detto alla 4), mi piace proprio tanto....

9. Sono timida, e arrossisco molto spesso. Un giorno la mia prof d'inglese per spiegare il significato del verbo to blush usò quest'esempio: "Claudia blushes very often!". Ovviamente arrossii.

10. Non scrivo le parolacce. Cioè, se ho una conversazione via skype con un amico, trovo un'altra parola o metto i puntini, ma la stessa conversazione in via orale non subirebbe nessuna censura. Non so perchè, mi sembra più volgare scriverle...

Bene, mi pare di aver assolto tutti i miei compiti.

mercoledì 9 marzo 2011

Il giorno dopo...

Coubert- Ragazza dai capelli rossi- da qui
Mi sono chiesta tutta ieri se scrivere o non scrivere qualcosa, perché non so se chi non è donna lo sa, ma son giornate, quelle come l'8 marzo che ti portano a fare tutta una serie di pensieri...

Allora per arginare il problema ho pensato di chiedermi, e il 9 marzo? Sì, il giorno dopo, che succede? a parte le mimose appassite se non le abbiamo messe adeguatamente in fresca, ma il mondo che consapevolezza ha acquisito il 9 marzo? C'è qualcosa di diverso nel mondo che mi faccia sentire più tranquilla a vivere la mia vita?

Temo di no, anche oggi siamo donne, femmine, figlie, madri, mogli, sorelle, amiche, ragazze, che hanno a che fare con uomini, maschi, padri, mariti, fratelli, amici, ragazzi. Siamo diverse e fiere di esserlo, perennemente alla ricerca di un ruolo, quello di cui ci hanno investito, quello che ci hanno imposto, quello che ci hanno tolto, quello che ad alcune fa storcere il naso e altre apprezzano in nome della tradizione. Siamo unite e siamo divise, siamo forti quando non ci si aspetta che lo saremo, e siamo fragili inaspettatamente. Piangiamo per rabbia e per amore, e troviamo sorrisi nella tristezza. Scegliamo degli uomini, e altri ce li ritroviamo a fianco. Ci arrendiamo, combattiamo, facciamo scelte eccessive e sappiamo ripensare noi stesse.
Siamo questo e mille altre cose ancora, siamo tutto e il contrario di tutto, e non siamo ancora arrivate.
Ma oggi, oggi che è il 9 marzo, e non più l'8, cosa stiamo facendo per rendere il nostro futuro un po' più giusto?

venerdì 4 marzo 2011

Warum, warum Deutsch?!

"Ma perchè proprio il tedesco?"

Questa è la domanda che mi sento fare da quando ho iniziato l'Università, e di solito la risposta che dò inizia a spiegare che nella mia carriera scolastica avevo studiato solo l'inglese, quindi comunque la scelta di una seconda lingua voleva dire partire da zero, quindi a quel punto c'erano molte lingue "equivalenti". Certo, potevo scegliere una lingua romanza, avrebbe dato meno problemi l'origine comune con la mia lingua madre, ma il francese mi sembra un po' snob (o forse lo sono solo i francesi...), e lo spagnolo era (ed è) inflazionatissimo, è la seconda lingua più scelta dopo l'inglese! Scegliere il tedesco voleva dire comunque orientarsi tra le lingue anglo-germaniche (quindi con patrimonio comune con l'inglese), scegliere una lingua sufficientemente richiesta dagli annunci di lavoro...

Poi di solito la conversazione continua con il mio interlocutore che sottolinea come il tedesco sia una lingua "dura", dai suoni militareschi, poco malleabile, quasi spiacevole da sentire...

Ecco, io su questo proprio non sono d'accordo! Ha sicuramente molti suoni consonantici (se così si può dire), ma non dimentichiamoci che centinaia e centinaia di Lieder sono stati scritti in questa lingua. Schumann trovò così il modo di dedicare bellissime parole d'amore all'amata Clara. E alcuni anni prima anche Schubert aveva usato le poesie dei poeti della sua terra per comporre dei bellissimi cicli liederistici.



Il tedesco è la lingua dello Sturm und Drang, di quell'appassionato periodo pre-romantico che ha fornito tra l'altro, un sacco di materiale utile ai distributori di cioccolatini e cartoline per San Valentino. E' la lingua di grandissimi filosofi, tra cui posso citare anche solo Kant e Hegel, è la lingua insomma in cui si è scritta una formidabile cultura.


E' anche la lingua del nazismo, certo, la lingua in cui sono state dette enormi atrocità da uomini sugli uomini, in cui sono state manipolate idee allo scopo di procurare dolore. Ed è una lingua che è cosciente della sua storia di questa storia, in cui certi termini non sono più neutri ma vanno evitati perché richiamano colpe troppo vergognose.

E' una lingua che mi ha fatto faticare, pentire, sudare, piangere, sorridere, imbarazzare, e che continua ad affascinarmi. Ogni tanto dico che se tornassi indietro farei una scelta diversa, forse è davvero così, però ora so che perderei qualcosa, nel bene e nel male...

venerdì 18 febbraio 2011

il sì suona

"Il bel paese dove il sì suona" lo diceva già Dante, no?
La lingua italiana ha un suono particolare, che è vicino alla musica forse più di altre lingue. Eppure a pensarci bene sembra strano, perchè l'Italiano è davvero una cosa astratta, anche solo nella pronuncia. Chi di noi non riconosce un napoletano quando ce l'ha davanti e lo sente parlare, anche se non sta usando il dialetto? E lo stesso vale per un veneto, un milanese, un siciliano...
E allora quel suono che dice Dante da dove viene? da una musicalità delle parole stesse? forse...

Quando andai in Germania per la prima volta con un gruppo di amici italiani capitava a volte che "gli autoctoni" si fermassero in fianco a noi mentre discutevamo per decidere il da farsi per la giornata. In silenzio ci guardavano, sorridevano. Una volta una di loro si prese la briga di spiegarmi: "che bello sentirvi parlare, è come sentir cantare..."
Ci venne da sorridere, perchè ci sembrava così strano...

Forse l'Italiano, quello con la I maiuscola è davvero solo la lingua dei poeti, chè noi comuni mortali usiamo una pallida imitazione, con l'aggiunta poi di accenti locali. Però siamo autorizzati ad essere fieri della nostra lingua (se la sappiamo usare a proposito) anche per le sue particolarità regionali, che ci aiutano a identificarci. E siamo un "bel paese" anche per questo, se solo lo volessimo un po' di più...

martedì 15 febbraio 2011

Essere femminile

Foto from Flickr



Sono giorni in cui le donne si muovono si agitano e alle volte si risvegliano, volevo scrivere qualcosa su questo brusio che si sente in giro, ma non riesco a essere sufficientemente lucida su questi argomenti, allora ripensando a Voltaire, cito un post che mi ha colpito perchè non condivide la mia visione sulla piazza, ma dice delle cose giuste, e ben dette, e chiunque legga il suo blog sa quanto lei sia "un essere femminile".

mercoledì 9 febbraio 2011

AIVANGO

Una distinta signora entra con passo deciso in biblioteca in un momento di relativa calma, con accento dell'Europa dell'est si rivolge a noi dicendo:
"cercavo un libro che si intitola "Aivango"" (almeno così l'ha pronunciato...)
La mia collega seduta al computer gira gli occhi nella mia direzione, e io provo un:
"scusi, come ha detto che si intitola il libro?"
"Aivango"
La mia collega non osa iniziare a digitare un nome che darà sicuramente risultato nullo, io capisco l'imbarazzo e riprovo:
"non è che per caso si ricorda l'autore?"
"no, l'autore non lo ricordo, lo deve leggere mio figlio per scuola, io l'ho letto anni fa, è un romanzo medievale ambientato in Inghilterra..."
Cerco di far lavorare le mie sinapsi i più velocemente possibile...romanzo che si legge per scuola...probabilmente di argomento medievale...inglese...
"Ah, Ivanohe?!"
"Sì, quello, ah in italiano si dice così? In Inglese si dice Aivango..."
"... certo!"

N.d.R. Io sarò anche solo una misera laureanda in Lingue straniere, ma la mia collega è proprio laureata in Lingue, vi lascio immaginare che sguardo ci siamo scambiate...

martedì 8 febbraio 2011

Senza quore!

Foto from here

Serve che ve lo dica? Sì, odio anche S. Valentino, fa il paio con Halloween e tutta una serie di feste che non credo sia neanche il caso di nominare…

No, non lo odio a causa della mia singletudine attuale, come potete ben immaginare ho delle motivazioni molto ma molto più profonde! Ma forse sarebbe banalmente noioso spiegarvi che non dovrebbe servire una festa per celebrare il bene che due persone si vogliono, o che la necessità di fare o ricevere dei regali può aver ben poco a che fare con l’amore… eccetera, eccetera…

Trovo ridicolo che qualsiasi oggetto che fino a ieri veniva venduto per la sua utilità/piacevolezza/presunto bisogno del consumatore medio, oggi si venda come regalo perfettoperlapersonaamata, meglio se su sfondo rosso velluto e con cuori che saltellano all around. Se ve lo state chiedendo, sì ho anche subito il mio contrappasso per questa festa, un’amica mi ha chiesto di addobbarle il negozio con cuori di diverse forme e fattezze, e io mi sono vendicata appiccicandoli a tutte le vetrine che ha in negozio in modo che appena passata la festa dovrà lavare i vetri per togliere gli aloni di colla (sì, la vendetta è un piatto estivo, si consuma freddo!!).

Quindi gradirei molto addormentarmi la sera del 13 e risvegliarmi direttamente il 15 per evitare coppiette sbaciucchianti, amiche dagli occhi a forma di cuore, pubblicità ignominiose, e quant’altro…ma sapete cosa vorrei assolutamente evitare? Che qualcuno mi proponga di festeggiare un’altra indecente festa, inventata al solo scopo di umiliare ulteriormente chi non festeggia S. Valentino… San Faustino!!

giovedì 13 gennaio 2011

Sull'orlo di un baratro

Foto from Flickr
Ci sono dei momenti che possono decidere delle vite intere. Momenti in cui è in effetti molto facile cadere in un baratro profondo da cui poi rialzarsi sarà durissima. Momenti in cui ci sentiamo fragili, molto fragili...

Tipo la sottoscritta stamattina. Entro in farmacia, occhi lucidi, naso gocciolante e tossicchio...
"Buongiordo, volevo qualcosa ber le vie aeree indasade" (tipo l'idraulico liquido...)
"Per un adulto o per bambino?"
(mi prendi per il culo?) "Ber be!" (trad. "Per me", da qui in avanti imposto il traduttore automatico)
"potrei darle questo... che contiene paracetamolo e le allevia i sintomi, per diciamo... risolvere i problemi relazionali (cioè secondo lei ho problemi relazionali? va beh...). Altrimenti c'è questo ... che è un sedativo per la tosse secca, poi quando diventa grassa potrebbe prendere un mucolitico..."
" Se per grassa si intende che la mattina tossisco 20 minuti prima di dire buongiorno credo che sia già grassa!"
"Ecco allora questo può andare o questo o quest'altro...."
"Bene, allora prendo... tutto!"
"No, ma non si può!"
"Ah no?" (seriamente stupita!)"Va beh allora intanto mi dia questo... "

Ecco, quello è uno di quei momenti in cui se la signorina dietro al bancone dicesse "Avrei anche della morfina, la può prendere in quantità illimitata, alla bisogna" oppure qualcosa del tipo "Avrei queste pilloline qui, se lei fa la brava, le prende e non fa troppe domande starà sicuramente meglio!" Io, sinceramente, le prenderei.

E in quei momenti in effetti è importante avere una farmacista responsabile...