venerdì 8 maggio 2015

Principi e principesse

Non è che il principe azzurro non esista, è che per troppo tempo ci hanno detto che vestiva un turchese decisamente fuori moda, un copricapo piumato e selezionava accuratamente le sue cavalcature perché fossero bianchi e immacolati destrieri.
Quando poi ti si presenta davanti al naso un tipetto stempiato, dal sorriso ingenuo che veste in jeans e camicie a maniche corte, non è che pensi che non sia lui, ma non lo noti proprio.
Non che girino davvero quelli a cavallo, eh intendiamoci, però se ti suonassero a casa, a loro daresti il beneficio del dubbio, mentre la logica vorrebbe che chiamassi il più vicino reparto psichiatrico della zona. Mentre alle volte a quello in jeans non dai neanche il beneficio del dubbio.
E' la definizione di principe azzurro che non funziona, non arriva a cavallo, non arriva sempre al momento giusto, ma molto spesso, è dotato della pazienza necessaria per aspettare il momento buono. Non cavalca un bianco destriero, ma può fare anche 600 km per te, e questo spesso vuol dire che ti chiederà di farne altrettanti, ma a quel punto, fidati, tu dirai di sì. Non è abbonato alla fioreria della città, e non gira con un mazzo di rose di serie, ma se capisce che hai bisogno di lui troverà il modo di esserci.
Insomma, ad un certo punto lo guardi e pensi che i suoi occhi sono marroni e non blu, che i suoi capelli non sono biondi, ma normalmente castani, ma l'ultima volta che ti sei guardata allo specchio anche tu non avevi una corona in testa, ma i tuoi soliti capelli castani e non importa il colore dei tuoi o dei suoi occhi ma importa la luce che ognuno di voi due vede nell'altro quando i vostri sguardi si incrociano. Non è che vi guardate emanando cuoricini e zuccherini, ma quando litigate c'è sempre uno dei due che cede per primo/a e fa un sorriso e ognuno dei due tiene enormemente alla felicità dell'altro, anche più che al proprio orgoglio.
Ecco, a questo punto l'iconografia classica del principe e della principessa non regge più, e il finale da favola è scontato e smieloso, e allora non vale la pena dire che vissero felici e contenti, ma che decidono di costruire la propria felicità ogni giorno della loro vita, quello sì.
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