venerdì 27 gennaio 2012

Cosa ricordare?

Non ho scritto il post qui sotto pensando che oggi è la giornata della memoria, ma oggi che leggo ovunque un invito a "Ricordare", penso che episodi come quello che ho descritto siano il segno più evidente che la memoria è un muscolo che va allenato sempre e in continuazione, perchè se non siamo capaci di vedere il razzismo in queste sciocchezze, e di allontanarlo il più possibile dalle nostre menti e i nostri cuori, le corone di fiori che appendiamo in giro non servono a niente.

Ricordare per riconoscere, ricordare per difendersi, ricordare per cambiare un pezzettino di noi, quel pezzettino impaurito che ci fa vedere il male dove non c'è e nasconde il male ai nostri occhi.
Ricordare per imparare a guardare.

mercoledì 25 gennaio 2012

Storie di ordinario razzismo

Salgo sull'autobus tutti giorni, un po' meno spesso di me salgono i controllori, forse per questo motivo questo mese è aumentato l'abbonamento. Sono seduta vicino ad una signora non giovanissima che puntualizza:
"Ci vuol poco a fare i controlli, tanto sappiamo tutti chi non paga il biglietto!"
Io mi giro, la guardo, ma non accenno una risposta, vedo che ha ancora qualcosa da dire.
"Lei capisce a chi mi riferisco, no?"
Ha uno sguardo complice nei miei confronti la signora, e continua a parlare e mi dice:
"Certi giorni si vedono salire certe tribù..."
Adesso ho qualcosa da dire anch'io, con calma, ma ho qualcosa da dire:
"Sa, io vedo tutti i giorni delle signore di colore salire alle fermate dopo la mia sull'autobus, e mai una volta saltano di obliterare il biglietto. Non serve essere extra-comunitari per non pagare il biglietto, sa? So invece per certo di molti italiani che non lo pagano, perché tanto i controlli sono pochi!"
La signora è sorpresa del fatto che non fossi d'accordo con lei, e sembra anche ragionevolmente stupita.
"Ah, lei dice?"


Qualche giorno più tardi di ritorno sulla stessa linea incrocio di nuovo i controllori. Uno di loro si trattiene a lungo con una signora dal chiaro accento del nordestchelavora, la signora pare non riesca a trovare il biglietto giusto obliterato per la corsa che sta effettuando. E il controllore continua a ripeterle una frase, man mano che lei presenta biglietti evidentemente non validi:
"Signora, quel biglietto lì non me lo faccia neanche vedere che è obliterato due volte e le devo far la multa!"

mercoledì 18 gennaio 2012

Sempre in guardia

Lunedì mi sveglio completamente afona, ma stoicamente decido di andare comunque all'asilo!

A un certo punto un bambino:
"Maestra, ma sei senza voce?"
"Eh sì!"
"Ma quindi... non puoi urlare?"
"..." (è una domanda trabocchetto?)

sabato 14 gennaio 2012

quale limite?

Mi chiedo se perseverare non sia un accanimento poco terapuetico alle volte, se non sia un modo di non saper leggere i segni, un non rendersi conto di cosa l'Universo (o chi per esso) sta cercando di dirti.
Mi chiedo quale sia il limite. A che punto il continuare a lottare nonostante le non sempre metaforiche "legnate" diventa masochismo e gusto di "farsi del male"?
Arrendersi subito non è un'ipotesi accettabile, non sono stata programmata per questo. Ma da cosa si potrà mai riconoscere il limite? E soprattutto dov'è davvero?

Ottimismo e stupidità sono quindi così confinanti? Sono separati da una linea davvero così sottile? Andarsene in giro sorridendo equivale al tentativo di abbattere un muro che ti hanno spiegato essere indistruttibile?
Per motivi diversi in questi giorni penso che non ho poi la costanza che credevo e che le difficoltà sembrano parzialmente avere la meglio su di me, almeno momentaneamente...
Poi continuando a passeggiare tra i blog (unica attività di scrittura di questo periodo) mi sento salutare come ottimista, e penso che mai definizione è meno azzeccata al periodo che sto vivendo, ma voglio coglierla come incoraggiamento, solo mi chiedo...
Quale sarà il colpo che cancellerà il sorriso dell'ottimismo?