lunedì 16 dicembre 2013

Sapori d'inverno

L'autunno e l'inverno risvegliano in me un'insana passione per la cucina, di quelle che mi metterei a preparare le cose più impensate e impensabili. Per fortuna a limitarmi ci si mettono il mio frigo e la mia dispensa, nonché le dimensioni limitate di casa mia!
Oggi però avevo una crisi da voglia di funghi e mi sono "inventata" qualcosa per sfruttare quello che avevo più qualche rimasuglio.
Compro spesso dei funghi secchi, che sono un buon compromesso per non andare dal fruttivendolo tutti i giorni e non usare quelli sott'olio, ma ovviamente mi dimentico sempre di metterli a bagno la sera prima, il risultato è che di solito abbandono il progetto che prevede i funghi!
Da poco però ho imparato un trucchetto, che ho usato anche oggi. Ne tiro fuori qualcuno lo sminuzzo quasi a renderli una polvere, e li metto a cucinare con pochissima acqua calda. In pratica li faccio soffriggere nell'acqua aggiungendo man mano quella che evapora, ma tenendone sempre poca.
A quel punto ho aggiunto un po' di pancetta a pezzetti. Anche in questo caso non quella già a cubetti che diventa salatissima in cottura, avevo preso un pezzo di pancetta all'ultima fiera, da dei norcini umbri, e dato che ce n'era ancora un pezzetto...
Quando aggiungo la pancetta inizio a mettere meno acqua perché la pancetta rilascia un po' di grasso, ma abbasso anche il fuoco.
Io faccio le cose sempre un po' a caso e guardando le cotture dal vivo, ma diciamo che ho fatto soffriggere 10/15 minuti i funghi secchi, e altri 10 minuti la pancetta, se si seccava troppo aggiungevo pochissima acqua.
Intanto ho messo su una pentola d'acqua per la pasta e ho scelto delle tagliatelle all'uovo.
Poi ho aggiunto nella padella la panna da cucina, e una bustina di zafferano e ho spento il fuoco.
A cottura quasi ultimata ho scolato la pasta, riversato tutto nella padella senza scolare troppo dall'acqua che se rimane un goccio dell'acqua di cottura si amalgama tutto meglio. Ho mescolato e unito sul finale a crudo un po' di prezzemolo tritato e di pepe nero macinato.

Io poi scaldo sempre anche un po' i piatti, perché mi dà molto fastidio che la pasta si raffreddi mentre mangio! Il risultato era molto buono, forse si potrebbe aggiungere un po' di sale nella panna che tende a rendere le cose un po' insipide, ma lo zafferano aggiunge comunque qualcosa alla copertura.

Beh, non sono una food blogger, non chiedetemi le foto dei vari passaggi perché per quanto mi riguarda, o cucino, o faccio foto. Però sul finale prima di impiattare mi son ricordata di fare uno scatto!

... e credetemi sulla fiducia, il sapore era davvero buono!

giovedì 24 ottobre 2013

Un cuore a metà

Ci son giorni che vorrei avere due cuori. Uno per la mia vita, le emozioni che sento, e uno per le persone che mi stanno intorno.

Si dovrebbe davvero averne due, chè non si può esser triste mentre a qualcuno che ti è caro stanno capitando cose belle. E non si può neanche vedere solo la propria felicità, quando un'amica è in difficoltà e con fatica cammina ogni giorno.

E allora se i cuori fossero due si potrebbero davvero vivere insieme agli altri quelle emozioni, davvero si potrebbe compatire un amico nel senso più pieno del termine, mettendosi lì accanto a cercare di provare quella stessa emozione. Lasciandosi il tempo di vivere anche le nostre, e senza farsi scappare quei piccoli bocconi di felicità che la vita ti mette davanti, gustandoli a pieno.

Perchè uno solo si rompe a metà quando succedono di queste cose, e non riesce ad assaporare nè l'una nè l'altra emozione, ed è una cosa tremenda aver l'animo diviso...

foto from:  http://www.flickr.com/photos/mimagirl/3310006071/

"Mi morì contemporaneamente alla mamma mia, nello stesso giorno e quasi alla stess’ora. Non sapevo più come spartire le mie cure e la mia pena. Lasciavo la piccina mia che riposava, e scappavo dalla mamma, che non si curava di sè, della sua morte, e mi domandava di lei, della nipotina, struggendosi di non poterla più rivedere, baciare per l’ultima volta. E durò nove giorni, questo strazio! Ebbene, dopo nove giorni e nove notti di veglia assidua, senza chiuder occhio neanche per un minuto... debbo dirlo? ― molti forse avrebbero ritegno a confessarlo; ma è pure umano, umano, umano ― io non sentii pena, no, sul momento: rimasi un pezzo in una tetraggine attonita, spaventevole, e mi addormentai. Sicuro. Dovetti prima dormire. Poi, sì, quando mi destai, il dolore m’assalì rabbioso, feroce, per la figlietta mia, per la mamma mia, che non erano più... E fui quasi per impazzire. "
Il Fu Mattia Pascal, L. Pirandello

martedì 15 ottobre 2013

Sapori del passato

Sono una fervente sostenitrice della cucina italiana nel mondo.
Mi fanno ridere i vari Gordon, Buddy o Joe che pretendono di insegnare qualcosa di cucina, alle volte pure italiana. Credo che sia una delle maggiori attrattive della nostra penisola, e un ottimo motivo per venire in Italia.
Il più noto degli chef anglosassoni, Jamie Oliver, ha fatto un tour in Italia, per imparare a cucinare. Ha girato piccoli e grandi ristoranti, trattorie e locande, e ha registrato il tutto in un programma televisivo. Ricordo una puntata in cui un ristoratore di un piccolo luogo di mare, dopo avergli visto preparare uno di quegli intrugli che loro chiamano pasticcio, ha commentato: "Sei un ragazzo simpatico, ma per la cucina, lascia fare a me!"

Sì, gli inglesi mangiano davvero male, una cucina poco caratteristica, molto pesante, e davvero poco gustosa.
Per fortuna dispongo di una zia dalle origine Italiane/trevigiane in Inghilterra, il che mi ha permesso di soggiornarvi (soprattutto quando ero ancora una ragazzina) senza dovermi cibare di Mc Donald's o di Fish&Chips. In barba a tutte le tradizioni, mia zia mette in tavola italianissimi piatti, seppur limitati dalla mancanza di materie prime.
Di tutti i miei soggiorni in Inghilterra porto comunque a casa un ricordo culinario: lo Shepherd's Pie.
L'unica sera che mia zia decise di cucinare un piatto inglese (che poi a dirla tutta è irlandese), tirò fuori dal forno una teglia simile a questa:

http://www.pinterest.com/pin/558727897491285194/





Sarà la semplicità degli ingredienti, o il tocco italiano che ci dava lei, ma in effetti, devo dire che non lasciammo nulla nel piatto, abbiamo portato a casa la ricetta, e ancora oggi viene replicata.
L'originale vuole un trito di carne d'agnello con l'aggiunta di alcune semplici verdure, tipo cipolle carote, e a scelta anche altre, il tutto ricoperto da patate bollite e passate, a cui si può aggiungere una noce di burro.
Io l'ho replicato con del macinato misto (bovino suino) e non con l'agnello, ma credo che il risultato sia comunque buono.
Nei giorni freddi, in cui fa anche un po' piacere accendere il forno per avere quel teporino in più in casa, devo dire che il sapore di questo piatto mi riporta indietro ai giorni passati in Inghilterra, e fa affiorare piacevolissimi ricordi.

mercoledì 4 settembre 2013

How to: #3 invio del curriculum

Lo so, lo so, è pieno il web di pagine e pagine su come compilare il proprio curriculum e come accompagnarlo e via dicendo, e lo so che io non dirò niente di nuovo. Ma siccome per lavoro ne ricevo almeno ogni giorno, e non mi sfogo da nessuna parte, adesso portate pazienza e mi lasciate sfogare.

Divideremo la discussione in due ambiti: Invio per posta elettronica e consegna a mano.

Invio per posta elettronica:
1. Se stai inviando una mail in cui chiedi di visionare il tuo curriulum, ricordati di metterlo in allegato.

2. Testo e oggetto della mail NON possono essere vuoti, soprattutto se il tuo indirizzo di posta elettronica è: shackybella@qualsiasicosa.it (finisci nella spam senza passare dal via, giuro)

3. Se il tuo indirizzo mail è del tipo shackybella@qualsiasicosa.it, createne un altro (ci vogliono circa 30 sec) del tipo nome.cognome@qualcosadiserio.com, fa parte anche quello del biglietto da visita.

4. Se mandi il tuo cv a più di un destinatario (e dopo vedremo perchè non ti conviene), esiste un campo dell'indirizzo denominato Ccn, usalo! Serve a non far vedere i 7456 indirizzi a cui hai inviato il tuo cv e quindi a farti sembrare più motivata alla persona che lo riceve, e serve anche a tutelare la privacy delle persone che contatti.

5. Sai quelli che ti dicono "Nel Curriculum scrivi tutto, che non si sa mai cosa notano!!", ecco, ignorali! Se vuoi davvero che qualcuno si prenda la briga di leggerlo dovrà essere lungo al massimo 3 pagine (ho detto al massimo, quindi 2 vanno più che bene). Non sai cosa eliminare?! Vai al punto 6!

6. Informati su azienda/ente/privato a cui stai inviando il cv, intanto perchè se è una fabbrica di carta non intesti la lettera "Gentile casa editrice, ...", e poi perchè così potrai mettere in evidenza le caratteristiche del tuo cv che sono più appropriate a quell'ambito specifico. In generale, comunque a meno che tu non stia mandando il tuo cv a Maria de Filippi, io non scriverei tra le esperienze "Ho partecipato al programma Sarabanda" (sì, è successo veramente, e sì, ci stiamo ancora sganasciando dal ridere!). In più se è una multinazionale del tabacco, eviterei di scrivere che partecipi alle campagna attiviste contro il tabagismo! (sì, è vero che se partecipi alle campagne antitabagismo probabilmente non invierai il tuo cv alla Philip Morris, ma la crisi è crisi, non si sa mai...)

7. La lettera di presentazione serve, e una delle prime cose da indicare è il tuo nome e cognome, in quest'ordine, così da sembrare educato/a. L'intestazione può variare da Gentile/Spettabile etc... Ma di sicuro non puoi iniziare con "Eccomi qua!". (Sì, anche questa è successa davero... sì, l'abbiamo mandato subito a tutti i colleghi!)

8. Includere una foto nel cv è una buona idea. Includere una foto che ti sei fatta/o col cellulare in bagno è una pessima idea.

9. Il file allegato deve essere apribile. quindi un .pdf va benissimo, un .doc è rischioso (potrebbero non visualizzarlo come lo visualizzi tu) un .knyzw...NON SI APRE!! (e soprattutto nessuno si sbatterà per cercare di aprirlo!)

Consegna a mano:

1. Sì, è bello che tu abbia pensato di andare personalmente a portare il tuo cv, e sì è vero che così dai una prima immagine di te. Però lascia a casa tua mamma.

venerdì 30 agosto 2013

In salita

Quest'estate ho imparato una cosa. Ho imparato che quando cammini in salita, ogni sensazione è amplificata. 

Quando cammini in montagna con lo zaino sulle spalle, la salita amplifica di molto la tua fatica, e riduce le tue energie a zero. Il respiro si fa lento e profondo, e sembra non riempire del tutto i tuoi polmoni. Sulle spalle il peso dello zaino sembra insostenibile, e ti chiedi come è possibile che tutto il tuo corpo non ne sia solo immensamente schiacciato. Gli occhi iniziano dal basso a percorrere quella strada, per pianificare e dosare le forze, e quando non trovano un punto in piano dove programmare il riposo, la mente si impaurisce. La forza di volontà ti fa andare avanti. Poco, a dirla tutta, perchè la sensazione fisica della fatica che stai provando è più forte.

Ti fermi. Respiri più a fondo. Cerchi di controllare quel cuore che batte all'impazzata. Il tentativo è vano, e già lo sai, ma ci provi comunque, respirando più lento, più a fondo. non appoggi lo zaino, perchè sai che sarebbe peggio. Non ti siedi, perchè chiederesti alle tue gambe il doppio dello sforzo. 

Torni con lo sguardo al sentiero, che non è clemente e propone ancora di salire, senza tregua. Ti ripeti che ce la farai, perchè lo stanno facendo tutti intorno a te, e la tua forza di volontà deve vincere.

Mentre cammini ascolti il tuo corpo e le sensazioni che ti dà, la senti la fatica, è quel liquido che ti sgorga da dentro, è il dolore delle spalle che portano troppo peso, è la pesantezza dei tuoi passi che si stanno muovendo lenti. Pensi anche che di fatica non si può morire, e vai avanti, aggredisci pezzi del sentiero, consapevole che ce la farai, con i tuoi limiti, con il tuo passo, con i tuoi tempi. 

Ad un certo punto credi di aver capito il ritmo. Il dolore non si è smorzato, ma riesci a procedere meglio, forse è solo la salita che si è ammorbidita, o forse davvero hai trovato un tuo modo di affrontarla. Finalmente intravedi il punto di arrivo. Facendo un rapido calcolo sai che non è ancora vicino, e che ti attende altra strada. Consulti la cartina, guardi le curve di livello, controlli la strada che manca, per sapere come affrontarla.

L'arrivo è un sollievo, è un panorama che toglie il fiato, e la soddisfazione di essere arrivata lì con le tua gambe. Togli lo zaino e le spalle fanno ancora male, solo che ora non lo senti, le gambe sono indolenzite, ma finalmente il respiro è tornato normale, e il tuo cuore ricomincia  a battere ad un ritmo che conosci...


mercoledì 24 luglio 2013

c'è chi può...

(donne in biblioteca...)

-Oggi è il mio onomastico, e nessuno (!!!) che mi abbia fatto gli auguri?
-Il tuo onomastico?
-Sì, e nessuno mi ha festeggiato!
-Ma... quanti onomastici hai?
-Un certo numero...

(In effetti non vedo perchè accontentarsi di uno...)

giovedì 11 luglio 2013

L'italiano gusto per la facile lamentela

Possediamo, tutti senza esclusione alcuna, il gusto estremo alla lamentela.
Ci lamentiamo di ciò che abbiamo e di ciò che non abbiamo.
Ci lamentiamo di ciò che siamo e di ciò che non riusciamo ad essere.
Ci lamentiamo di ciò che fanno gli altri,e  anche di ciò che non fanno.
Ci lamentiamo.

Ci sentiamo meglio dopo che ci siamo lamentati. Affermiamo il nostro io. Facciamo sentire la nostra voce. Delineiamo il nostro posto nel mondo.

Sia chiaro, alzare la voce può avere la sua funzione. Si alza la voce contro le ingiustizie del mondo, si alza la voce per difendere qualcuno che non può difendersi da solo, si alza la voce per il bene della comunità.

Ma siamo onesti, il più delle volte, ciò di cui ci lamentiamo è futile, e se è utile lo è solo a noi stessi. Imputiamo all'altro (chiunque esso sia) una colpa, una negligenza, e ci sentiamo di dover combattere per risolverla. Guai a fermarsi, guai a chiedersi quale sia la causa, quale siano le motivazioni. Abbiamo già dato per scontato che le motivazioni non ci sono. Ecco perchè riteniamo lecito lamentarci. Perchè non possiamo tollerare un'ingiustizia.

Sì, perchè quello che noi riteniamo è sicuramente giusto, sacrosanto e inviolabile. Che stiamo chiedendo noi, un favoritismo, un'eccezione, che stiamo violando noi una regola sociale con la nostra richiesta, questo, no, non è plausibile.
L'errore umano esiste, ma non ci riguarda.

venerdì 7 giugno 2013

L'umana compassione

Sono andata a cercare la parola "compassione" sul vocabolario.

La compassione (dal latino cum patior - soffro con - e dal greco συμπἀθεια , sym patheia - "simpatia", provare emozioni con..) è un sentimento per il quale un individuo percepisce emozionalmente la sofferenza altrui provandone pena e desiderando alleviarla. (qui)

In qualche modo ha a che fare con la morale. In primo luogo perchè la esclude. Si vive il sentimento dell'altro in un empatia che sospende il giudizio, che toglie l'istinto personale. La concentrazione è tutta sul sentimento che l'altro prova, non per forza il dolore. E' infatti anche quel sentimento che gli antichi filosofi cercavano di suscitare con i propri discorsi per coinvolgere maggiormente la platea degli ascoltatori.

Ha a che fare con la morale anche in quanto strumento educativo. Un'esperienza fondamentale da far vivere ai giovani. La capacità di condividere le sofferenze degli altri.

E' un esercizio utile e difficile, il nostro animo va addestrato ad essere compassionevole, nella sua accezione più alta. Dobbiamo allenarci a sospendere quell'inesorabile capacità di giudizio per poter sentire davvero nel nostro corpo il dolore di altri.
Sospendere il giudizio, abbassare quell'indice puntato, o più difficile ancora, puntarlo contro noi stessi.
Immaginare il dolore degli altri sulla nostra pelle.
Immaginare il dolore di due genitori che perdono un figlio piccolo. Qualcosa di così doloroso da strapparti il cuore. Qualcosa che lacera dentro in un modo che sai già che non si rimarginerà più. 
Immaginare questo dolore immenso, ampliato mille volte ancora dal senso di colpa, dalla responsabilità di aver in qualche modo, seppur inconsapevole, causato la morte di quel figlio. Un dolore che arriva da dentro, e anche questo non si cancellerà mai.

Ecco, io credo che a tutto questo non si debba aggiungere il qualunquismo e la voglia di ergersi giudice e giuria di ogni qualunque persona che non sente l'umano istinto della compassione.

(la notizia è questa)

venerdì 31 maggio 2013

Richieste impossibili



"Pronto Biblioteca, Buongiorno!"
"Buongiorno, volevo sapere se posso prendere a prestito un libro per telefono."
"..."

(una risposta ce l'avevo, ma sono stata educata...)

martedì 28 maggio 2013

How to: #2 la sistemazione dei tavoli a un matrimonio

Iniziamo subito, sfatando un luogo comune: non è vero che ai matrimoni è alta la probabilità di incontrare altri single interessanti. Questa è una stupidaggine che ti raccontano le tue amiche che si sposano, per farti venire al matrimonio e per farti mettere in tiro.

Non che non ci si debba andare ai matrimoni. Ma ci si va per affetto nei confronti degli sposi, e non per conoscere qualcuno.

In ogni caso però, qualunque sia la motivazione che vi spinge a partecipare, si spera che gli sposi abbiano saputo fare degli abbinamenti di tavolo decenti.

1. Non si mettono gli amici single nel tavolo con tutte persone che non conoscono. A meno che i vostri amici non siano le persone più spigliate di questa terra, si troveranno in difficoltà se non almeno in imbarazzo!

2. Non si mettono gli amici single al tavolo con tutte coppie. No no no e ancora no! Sappiamo che state festeggiando l'amore eterno e infinitamente duraturo tra di voi, ma non è un buon motivo per far deprimere tutti gli altri! Oltre al fatto che se c'è qualche coppia in crisi creerete enormi guai.

3. I legami di parentela non sono indissolubili, se il/la vostro/a amico/a viene con il/la fratello/sorella non è detto che li dobbiate mettere allo stesso tavolo. Soprattutto se hanno amicizie diverse tra gli amici dello sposo e della sposa.

4. Si sa che i tavoli delle feste di matrimonio hanno un numero prefissato di posti che non si possono né aumentare né diminuire, ed è facile comprendere che gli amici "della compagnia delle medie" che sono 23 non potranno stare tutti allo stesso tavolo! Ma abbiate almeno l'accortezza di metterli a tavoli vicini!
In questo modo nei momenti buchi tra una portata e l'altra potranno comunque vedere qualche facci amica.

Foto from etsy

5. Se ancora, siete imbrigliati e avete proprio dovuto mettere tavoli distanti, almeno controllate l'età media. che mettere gente di 25/30 con altri che si aggirano sulla 60ina, può diventare anche più che imbarazzante!!

P.S.
tutte le casistiche sopra elencate sono il risultato dell'esperienza diretta di chi scrive negli ultimi 2-3 anni di inviti a matrimoni vari.

mercoledì 22 maggio 2013

Tu come stai?

Ci son domande che mi colgono impreparata, un po' come a scuola. La differenza è che a scuola, se non sapevo rispondere ad una domanda, riuscivo comunque a parlare mezz'ora.

Quando dopo un po' dall'inizio della conversazione mi si rivolge un "e tu? come stai?" ho sempre almeno 5 secondi d'imbarazzo. "Bene!" che poi bene, dipende.
Sì, sono in salute, non mi sono ammalata questa settimana, e mi sento fisicamente bene.
Certo, non sta succedendo niente di grave ed allarmante nella mia vita.
No, nessun cambiamento in atto, ciò che sapevi di me, continua con imperturbabile esattezza ad essere vero.

chi ti telefona
e ti domanda adesso
tu come stai? 

Poi metti giù il telefono e pensi che... Pensi che potevi anche dirlo. "Sto bene, ma è stata una settimana un po' difficile. Ho voglia di vederti, di sentirti, di chiaccherare un po'. Avrei voglia anche di star via lontano da tutto questo per almeno qualche settimana... Ma mi fa già star bene anche solo parlare con te. Tu, come stai?"


martedì 14 maggio 2013

How to: #1 Google Translate

Ormai ho deciso. La smetto. La smetto di vietare e demonizzare il traduttore di google, perché non serve a niente. L'umanità non ce la può fare a stare senza, e soprattutto non sa capire perché non funziona.
Allora, siccome "se non puoi combatterli, puoi solo unirti a loro", vi spiego come usarlo.

1. Su google translate traducete le parole, non le frasi.
Sì, le parole singole. Perché beccare il significato di una parola è molto più semplice che farlo con un'intera frase. E se una volta vi può scappare di tradurci una frase minima (Io mangio la mela. soggetto, verbo, complemento. Stop.). Mai e poi mai ci potrete piazzare un paragrafo a caso di un libro/articolo/lettera/quellochestateleggendo. Mai.

2. Non vi leggete solo il primo risultato, andate a spulciarli tutti
Con calma e perizia leggete le parole che vi propone e i sinonimi, attivate il cervello, e pensate quale di quelle parole funziona meglio nella frase che state leggendo.
Sì, le dovete leggere tutte, soprattutto perché in inglese la stessa parola può essere sostantivo, verbo e aggettivo. E dovete capire quale serve a voi, Google translate non ha un cervello!



3. Google translate serve a voi,e basta.
Vi può essere utile per capire un testo in inglese (o altra lingua) o vi può servire per quella parola, che "la so, ma adesso non mi viene in mente come si dice". Non pubblicate/usate in pubblico le traduzioni che escono da lì! Non sognatevi di usarlo per traduzioni dalla vostra lingua madre ad altra lingua. (traduzioni di testi veri e propri). Se lo usate per tradurre nella vostra madrelingua, leggete accuratamente quello che vien fuori e correggetelo confrontandolo continuamente con l'originale.
So cosa state pensando: "facevo prima a tradurre con il vocabolario allora!" 
Se siete arrivati a questa constatazione da soli, il mio compito è assolto!

E adesso, per chiudere, e per la mia personalissima gioia, un gioco facile che potete fare a casa anche voi!
Prendete un testo in Italiano:
Ho preso un paragrafo da qui: http://www.corriere.it/editoriali/13_maggio_14/secessione-inglesi-ue_b695da0c-bc4f-11e2-996b-28ba8ed4f514.shtml

L'ho tradotto in inglese e poi ri-tradotto in Italiano:
"C'è ancora un sacco di foschia sopra il canale della Manica. Questa volta, però, può essere vero che l'isolato è un po 'sul continente africano, non solo in Gran Bretagna. La possibilità che Londra abbandonare l'Unione europea è diventata reale: naturalmente, è soprattutto un problema nel Regno Unito, dopo che il primo ministro David Cameron ha promesso per il 2015 un referendum sulla questione, il partito 'indipendenza' ha ottenuto una vittoria nel recente elezioni locali e un certo numero di ministri e parlamentari conservatori hanno parlato di un frettolosamente abbandonata. Nella misura in cui il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha definito Cameron ieri per ricucire i rapporti con Bruxelles. Esso presenta anche un problema per l'Europa, non sarebbe Londra senza necessariamente migliore. Alzare le spalle di fronte a una situazione del genere non è una buona idea.
A Brexit - è definito come l'uscita dalla UE britannico - avrebbe conseguenze importanti."

Siete sicuri che sia scritto in Italiano?!

venerdì 10 maggio 2013

Cambiare per cambiare

Cambio la grafica, ma non solo quella.
Se ripenso all'inizio di questa pagina virtuale, di cose ne sono cambiate parecchie, e allo stesso tempo molto poche. No, non preoccupatevi, non ho intenzione di assillarvi con alcun elenco di cambiamenti e non-cambiamenti.

Mi piacerebbe invece, fare qui ed ora una dichiarazione d'intenti. Ma decisamente non è il momento giusto per fare dichiarazioni così impegnative. Anche perchè per carattere, so che poi non le rispetterei!

Ho aggiornato la lista dei blog che seguo, che veder spegnersi Google Reader mi ha procurato un certo trauma, e almeno da qui posso tenere sott'occhio quelle pagine.

Quei 18 lettori segnati mi sa che oggi più che mai son solo fittizi. Si respira solitudine in queste pagine ultimamente, sia a leggerle che a scriverle. La soluzione è semplice tanto quanto son sicura che sarà efficace: io per prima devo andare un po' a caccia, rifarmi viva dai vecchi amici, e anche trovarne di nuovi.

E' incredibile quanto la vita social a volte possa davvero assomigliare a quella reale.

In quella reale i cambiamenti sono indubbiamente molto meno semplici.

giovedì 9 maggio 2013

Confusa, ma non per questo felice

Mi perdo.
Non segno più niente in agenda, e così prendo più appuntamenti per lo stesso giorno, rischiando poi di mancare a tutti.
Dimentico le cose che devo fare fino a pochi minuti prima delle scadenze.
E così mi son dimenticata anche che chiudeva Google Reader. Eppure mi avevano avvisata. Ma io mi son detta "lo faccio più avanti".
E quando "più avanti" poi è già passato, come si fa?

lunedì 25 marzo 2013

A volte un sorriso

Foto from Flickr
Venerdì sera ero a Bologna e mi hanno portato a cena in una di quelle osterie da "Bologna vecchia". Tavoli con una semplice tovaglia bianca, i tovaglioli a quadretti che sembrano presi da un film americano, un bottiglione da due litri di rosso su ogni tavolo, a prescindere che fosse da due o da sei...
La vera caratteristica di questi posti qui, son però quelli che ci lavorano. Come da copione il cameriere è un tipo simpatico che quando entri ti chiamo "tesoro", non perchè ci prova, ma perchè chiama così tutti. Se chiedi troppe variazioni sul menù, ti avvisa che lui porta solo gli ordini in cucina, ma poi convincere la cuoca è un'altro paio di maniche... E quando gli chiedi la seconda bottiglia d'acqua ti guarda male ti avverte che l'acqua non fa bene!
Ha il grembiule legato alto in vita, e prende le ordinazioni quasi senza guardare quello che scrive, non sorride, ma ha l'aria beffarda di chi fa quel lavoro da una vita, e sa dalla faccia cosa ordineranno i clienti. Ha un accento eageratamente bolognese
La serata passa leggera, la gente intorno è allegra e l'atmosfera si scalda in fretta, così come si riempie il locale...

La mattina facciamo colazione in un bar che è anche panetteria, e oltre alle brioches buonissime, c'è anche un cameriere che ride e scherza con una signora anziana, che gli risponde a tono facendo sorridere noi e i due ragazzi che aspettano. L'accento bolognese fa la sua, ma pensi che forse c'è qualcosa di più. C'è che esistono ancora persone che la mattina si svegliano contente, perchè vanno a lavorare e che fanno il loro lavoro con un contagioso sorriso sulle labbra. E che è bello così.
E in un momento hai una punta di invidia.

giovedì 14 marzo 2013

Vorrei una chiesa scomoda

Essere Cristiani è una cosa scomoda.
Ed è così che dovrebbe essere. Si dovrebbe essere sempre su posizioni scomode, perchè controcorrente, perchè troppo innovative, perchè troppo proiettate agli altri, si dovrebbe dare in continuazione scandalo. Si dovrebbe essere pronti ad accogliere quelli che tutti scacciano, si dovrebbe sperimentare l'amore incondizionato di un padre misericordioso che sa riaccoglierti tra le sue braccia anche dopo le più turpi scelte della tua vita.

Essere Cristiani in questi anni, ha significato difendere una Chiesa troppo conservatrice, vecchia, alle volte anche stanca, sorda al dialogo che i suoi figli stessi le chiedevano. Ha significato difendere posizioni che non condividi sempre, che non capisci, che senti il bisogno di svecchiare. Ha significato saper guardare anche con tenerezza al volto vecchio e malato della Chiesa, per amare in realtà l'insegnamento di Cristo.

Ieri sera, il viso di un cardinale argentino, che sembrava scrutare quella folla quasi per volerla vedere davvero tutta, ha dato un respiro nuovo all'essere cristiani. Ha salutato con semplicità la folla. E con semplicità ha portato già una prima grande novità controcorrente: ha scelto il nome di Francesco. Ha scelto il nome del giullare di Dio per presentarsi al popolo, ha chiesto alla folla, di dire bene di Lui, di pregare per lui.

Spero che ci guidi su sentieri scomodi, irti e alle volte pericolosi. Perchè vorrà dire andare incontro a una novità. Spero che ci chieda scelte forti, consapevoli, e che ci obblighino a metterci in gioco per primi, come cristiani, e non a giudicare sempre e solo il passo degli altri. Spero che allarghi sempre le sue braccia in segno di accoglienza e di amore verso i figli di Dio. Tutti.

Foto from Flickr

giovedì 24 gennaio 2013

Adesso basta!

Foto from Flickr

Sono stufa. Basta. Non se ne può più.

Questa cosa della Libertà di Parola è sopravvalutata. Ogni giorno sento persone che dovrebbero imparare a tenerla chiusa, quella boccaccia, e a cui dovrebbe essere impedito l'esercizio della parola.

Stamattina apro Facebook e trovo l'ennesimo esempio di razzismo. Sì, razzismo, proprio così. Perchè uno che mi dice che "se sento la voce di uno straniero al telefono butto giù subito la cornetta!". E' un razzista.

E sono stufa anche di sentre la frase "Scusa se sono razzista, ma...". No, io non ti scuso. Non ti scuso per lo stesso motivo per cui non si scusa Hitler e l'eccidio degli Ebrei, non ti scuso per lo stesso motivo per cui diciamo che Martin Luther King è un eroe, non ti scuso, perchè razzista è un'offesa ed è ora che tu te ne renda conto.

Non si può essere razzisti... non si può... Non si può, perchè siamo nel 2013 e abbiamo visto l'Apartheid, le pulizie etniche, il Ku Klux Klan, gli sbarchi di immigrati nei barconi a Lampedusa.
Sono P E R S O N E.
Sono Uomini. Sono Donne. Sono Bambini. Sono come te.

E se discrimini un essere umano per il colore della pelle, per la provenineza geografica o per la fede religiosa, sei un razzista al pari di Hitler, hai solo mezzi meno potenti a disposizione.

Ecco perchè tutto questo inneggiare alla democrazia diretta, e questo lodarsi di portare in Parlamento le casalinghe e i pensionati non mi convince. In primo luogo sono due categorie in via d'estinzione, e in secondo luogo, il Parlamento non è il posto per loro. Lo diceva gà Platone, dovremmo essere governati da pochi saggi. Questa dovrebbe essere la discriminante in voga, non l'umiltà della professione. 
Voglio un governo di saggi.