martedì 28 settembre 2010

foto from Flickr
Ci sono posti che sono punti di osservazione privilegiati, uno di questi è sicuramente il bancone di un negozio che dà sulla strada. La porta aperta, la gente passa, qualcuno si ferma, osserva la vetrina, e poi continua, oppure si ferma, entra chiede... In ogni caso lì davanti un pezzettino di mondo si muove davanti ad occhi che vedono scrutano e talvolta ovviamente ignorano. Passano vite e persone davanti ad una vetrata forse non del tutto consci di essere osservati e scrutati. Si può giustamente obiettare che altrettanto può fare chi passa, guardando la vetrina, per un attimo può guardare anche dentro al negozio e sbirciare un pezzettino della vita che c'è dentro.

Sono capace di stare anche un'ora fermo a guardare dentro una bottega attraverso la vetrina. Mi ci dimentico. Mi sembra d'essere, vorrei essere veramente quella stoffa là di seta... quel bordatino... quel nastro rosso o celeste che le giovani di merceria, dopo averlo misurato sul metro, ha visto come fanno? se lo raccolgono a numero otto intorno al pollice e al mignolo della mano sinistra, prima d'incartarlo. Pausa Guardo il cliente o la cliente che escono dalla bottega con l'involto appeso al dito o in mano o sotto il braccio... Li seguo con gli occhi, finché non li perdo di vista... immaginando... - uh, quante cose immagino! Lei non può farsene un'idea.
Luigi Pirandello, L'uomo dal fiore in bocca

Da piccola mi infastidiva la porta della bottega di mia nonna sempre aperta, perché avevo la sensazione che chiunque passando davanti potesse sbirciare dentro. Ancora non pensavo che potessimo essere noi da quella porta a sbirciare il mondo...

mercoledì 22 settembre 2010

Il caso, il fato, o quel che è!

Lungi dalla sottoscritta risolvere qui un enigma della vita, ma ci sono momenti che ti chiedi davvero se le cose succedono per caso...
Perchè le coincidenze sono molte, allora il tuo animo razionale ( o quantomeno il mio) mi porta a riflettere che forse anche la settimana scorsa ci potevano essere delle coincidenze, solo che non le ho colte, chè in fondo vediamo quello che vogliamo vedere, se aspettiamo una telefonata e il telefono squilla siamo pronti a gridare al presagio, ma quante sono le volte che non squilla e non ci facciam caso?!
Già... poi un amico quest'estate mi ha detto che i "segni" ci sono e quando non siamo più in grado di vederli, allora niente ha più senso. I segni ci sono insomma, e vanno letti... ma come? E soprattutto chi mi dice che la mia interpretazione del segno in questione è davvero giusta?

"Certo, se posso permettermi, in tutta umiltà, non credo ci fosse bisogno davvero di far franare la strada per Quartel, una cosa che tra l’altro fu anche seccante per la gente del posto,
sarebbe bastato, probabilmente, qualcosa di più lieve, un segno più discreto, che so, qualcosa di più intimo, fra noi due. Così come, se posso fare una piccola obbiezione, la scena dei cavalli che si inchiodarono sulla strada che mi riportava da Elisewin, e proprio non c’era verso di farli andare avanti, era tecnicamente qualcosa di ben riuscito ma forse fin troppo spettacolare, non credete?,avrei capito anche con molto meno, vi succede ogni tanto di strafare o sbaglio?, comunque sia sono ancora lì a raccontarsela, quelli di laggiù, una scena così non si dimentica. Tutto sommato credo che sarebbe bastato quel sogno col barone che si alzava dal letto e gridava «Padre Pluche! Padre Pluche!», una cosa ben fatta, nel suo genere, non lasciava margini al dubbio, e infatti la mattina dopo ero già lì che viaggiavo verso Carewall, vedete che basta poco, poi, in fondo. No, ve lo dico, perché dovesse capitarvi di nuovo, sapete poi come regolarvi. Un sogno è roba che funziona. Se volete un consiglio, quello è il sistema buono. Per salvare qualcuno, nel caso. Un sogno."
Da Oceano Mare, A. Baricco

Padre Pluche è sempre stato il mio personaggio preferito!

lunedì 13 settembre 2010

Vuoi sapere un segreto?

Foto from Flickr

Da piccoli dicevamo così. "Vuoi sapere un segreto?"
Solo che erano cose piccole, gestibile, che adesso ci fanno sorridere, adesso alla stessa domanda se potessi risponderei: no!
Ma adesso, che sei grande, nessuno te lo chiede, te lo dicono e basta, ti dicono una cosa delicata, personale, a volte addirittura intima, imbarazzante, che potrebbe ferire qualcuno, e tu ormai sei fregato, sì perché non ti hanno chiesto nulla, e te l'hanno detto.
Così scattano le peggiori trappole, tu ci sei dentro, non l'hai chiesto e ti trovo a tenere per le mani questo segreto.

Se fin qui non era chiaro, io la vivo male sta cosa. Vivo male in generale la menzogna, la bugia... Non ho mai saltato di nascosto un giorno di scuola perché sapevo con certezza assoluta che nel momento in cui a mezzogiorno avessi finto di ritornare a casa, mi fossi seduta a tavola e innocentemente mio padre mi avesse chiesto "Com'è andata oggi?", avrei finito per confessare tutto a calde lacrime. Ogni volta che si va su un argomento del quale so qualcosa che non posso dire arrossisco, mi agito, distolgo lo sguardo e tento di a cambiare argomento. Sì, sono una pessima bugiarda!
Eppure questo non impedisce ad amici vari che mi conoscono bene di confidarmi i più diversi segreti o confessioni che io non cerco. Ricordo ancora a una settimana dalla maturità una mia compagna di classe, con la quale l'anno prima avevo avuto qualche scontro e con la quale per tutta la 5^ci si è piacevolmente ignorate, venire da me a raccontarmi che era incinta e non voleva che i prof lo sapessero, per ovvi motivi. Mi sono guardata intorno cercando le telecamere, tanto mi pareva assurdo. Poi l'ho guardata e la prima domanda affiorata alla mia mente è stata: "Perché lo dici a me?"

Se ci pensate, è una cosa estremamente egoista questa del segreto. Sì, perché c'è qualcosa che per un qualche motivo non posso dire in giro, ma mi piacerebbe liberarmi di questo peso, allora che faccio, lo condivido, ma in realtà te lo metto sulle spalle senza darti al possibilità di scelta e senza darti a tua volta la possibilità che io mi son presa di condividerlo, in quanto segreto.

"Vuoi sapere un segreto?"
"No, grazie, anche perché se è segreto e me lo dici, poi, che cavolo di segreto è?!"

mercoledì 8 settembre 2010

Gli svantaggi dell'essere single

Oltre agli svantaggi autoevidenti nella condizione della donna single (tipo che non c'è mai in giro nessuno disposto ad aprirti un vasetto quando ne hai bisogno), se ne generano poi tanti piccoli altri che non si crederebbero così fastidiosi, se non si presentano tutti ad esempio all'interno della stessa settimana!
Una delle cose più fastidiose è quando all'improvviso le amiche non-single iniziano a intrattenere quelle conversazioni che si svolgono come se tu non fossi lì. "Ma tu non avresti mica qualcuno da presentarle?", "Mah, non mi viene in mente nessuno che faccia al caso nostro...", "Ma dai, tra gli amici del tuo moroso...". Roba che ti viene la tentazione di fare le boccacce mentre parlano per vedere se davvero sei invisibile!
Poi ci sono quelle che non ci credono che si possa essere single, e ti chiedono in continuazione "C'è qualcuno?" "Ti sei innamorata?" "Ma ci sarà qualcuno che ti piace?". Ecco, questa tipologia corrisponde poi di solito con il tipo o della pettegola, alla quale varrebbe la pena di rispondere "Se anche fosse non lo vengo certo a dire a te, che se no il tempo di voltarmi e trovo gli annunci sul giornale", o il tipo di quella che si sente di dare consigli, dalla quale però di solito non vogliamo riceverne!
C'è inoltre la categoria di quelle che decidono di prendere inziative per te (non serve chiedere niente...) e ti fanno proposte: "Dai che ci iscriviamo a un corso di ballo!" "Ma da quando mi conosci, quante volte mi hai visto ballare?!" "Mai, ma vedrai che ci divertiamo" "Ma poi, scusa a ballare ci dovremmo andare io e te? Sarà contento tuo moroso, visto la gente che di solito affolla questi corsi..." "ma dai, io lo faccio per te!" (W l'altruismo!).
Ma una delle cose peggiori in cui sono incappata in questi giorni sono le persone che hanno deciso che tu sei fatta per stare con qualcuno che loro conoscono. La prima mossa è farvi incontrare, e lì può pure essere che il destino le aiuti (maledetto!) e incrociate suddetta persona con il tale che ha deciso essere l'uomo giusto per voi. Fin qui poco male, quando siete per strada è facile uscirne con un "Scusa, sto andando in un posto, tanto piacere anche per me, ciao!". Un po' sbrigativo, ma di sicuro non maleducato. Poi si lascia passare un po' di tempo e si spera che la memoria diventi labile per tutti... Senonchè, questa persona ti chiama per scopi decisamente professionali (ripetizioni a sua figlia) e tu non contempli minimamente la possibilità di inganno, finché arrivata a casa vedi comparire anche il figlio, che per inciso è la persona con cui dovresti aver praticamente ormai deciso di passare la tua vita (o almeno i giorni migliori). A quel punto pensi che sarebbe intelligente fare semplicemente il tuo lavoro e limitarsi ai rapporti di cortesia. La cosa sembra funzionare e finito al tua lezione ti avvi verso la porta, ovviamente sai che dovrai salutare, ma speri sia indolore. E invece no, perché in quel momento ti guardi intorno e ti scopri accerchiata letteralmente: c'è l'artefice della trappola, il malcapitato, la sorella (alla quale hai appena fatto lezione), e anche il gatto (che per la cronaca è anche una bestia di un certo peso, se decide di attaccare lui per primo, non avrai scampo!). Sorridono tutti e cercano di coinvolgerti in una conversazione, a quel punto non rimane che individuare un punto di fuga, e con il miglior sorriso a disposizione, darsela a gambe!
Sei ancora sollevata di esserne uscita viva, quando una comune amica ti comunica che il commento a questa scena è stato "è troppo timida!". Certo, sono troppo timida, non sono stata accerchiata e soprattuto non è possibile che io non nutra interesse alcuno alla (in)felice unione, certo che no, sono troppo timida...