Foto da Flickr
Dall'inizio dell'anno più che per i buoni propositi per un'antica passione ho ripreso a frequentare il teatro. Da un po' di anni disertavo il teatro della mia città in protesta silenziosa contro un direttore artistico che sperperava i soldi nella stagione lirica, riservando una programmazione non curata della prosa. Dopo la locandiera della Musi e un Finale di Partita non degni del palco ero emigrata verso altri teatri, anzi verso un altro teatro. E lì avevo trovato Arnoldo Foà che recitava Novecento, il musical West Side Story, concerti che prevedevano la Kremerata Baltica e Bollani nella stessa stagione, e prose apparentemente più interessanti! Di contro avevo trovato sedie in platea vendute allo stesso prezzo della poltrona (può sembrare da snob un commento del genere, ma provate a pensarci sul serio...) e gradinate che come seconda fila prevedono un trespolo da bar anziché la sedia della prima fila. La tempesta e l'Amleto avevano attirato la mia attenzione sul programma e abbiamo prenotato. Nessuna delle due è stata un esperienza decisamente spiacevole, lo ammetto, ma neanche estatica, eppure gli applausi lo erano. E mi sono ritrovata a chiedermi cosa bisogna fare per essere fischiati dal pubblico, e a non trovare risposta. Passi l'allestimento molto moderno della Tempesta, forse non ero pronta io, o forse no, ma l'Amleto di Preziosi, nonostante l'autostima del protagonista fosse ben alta, e venisse in continuazione alla ribalta in cerca di calorosi applausi con aria compiacente, non è stato esattamente il momento più alto di teatro a cui abbia assistito. Eppure, eppure il pubblico appaludiva. Forse applaudiva il divo, forse no, ma applaudiva a dava consenso alla sua richiesta.
Ieri sera sono tornata al mio teatro, la platea più piccola, ma più raccolta e provvista unicamente di comode poltrone, e fino al loggione che è sì alto, ma permette comunque una perfetta visione, mi sono sentita d'un tratto accolta, ritornata.
Buio, poi una luce fioca, due persone salgono sul palco, la luce illumina un uomo che suona la fisarmonica, poi si spegne e si riaccende su Luca Zingaretti che legge Lighea, un racconto di Tomasi di Lampedusa.
Bello il racconto, piacevole l'accompagnamento musicale, bravo lui a leggere, all'inizio ti chiedi perché gesticoli così tanto, poi le parole ti rapiscono e pensi solo a quello che stai ascoltando. Dura poco, un oretta, e sono uscita riappacificata, con il teatro, con il pubblico che applaude, con il mio teatro.
A volte basta veramente poco...
7 commenti:
Ormai gli applausi stanno diventando di moda, tant'è che ormai è diventato comune anche applaudire ad un funerale (cosa che come minimo e di cattivo gusto e non ho mai capito), agli atterraggi degli aerei (e in questo senso devo dire che le "perfomance" applaudite comunque non meritavano) e al cinema (che ti applaudi allo schermo?).
Mah...
Almeno a teatro si ha di fronte l'attore, ma per pathos, coinvolgimento o psicologia delle folle, se l'attore chiede il pubblico da e nessuno si sente di fare il contrario. Non dubito che all'uscita molti fra di sè abbiano criticato, nè che molti di quelli a cui è piaciuto lo spettacolo non avessero la sensibilità da apprezzare veramente la differenza tra un buono spettacolo ed uno mediocre.
Ma chi si prenderebbe la responsabilità di fischiare di fronte alla folla?
Fischiare no, non pretendo quello, ma io personalmente faccio a meno di applaudire se la cosa non mi è piaciuta, no?!
Poi anche questa cosa della sensibilità... se gli è piacito, bene! Non sono certo più qualificata io a dire cosa è o non è buon teatro, ma applaudire al nome dell'attore e non a quello che ha fatto sul palco... ecco, questo lo tollero proprio poco!
I primi anni che andavo a teatro ho sentito platee che non davano il consenso, ho visto gente alzarsi senza applaudire per performance non di tanto peggiori...
Ma forse non siamo più così sicuri di saper giudicare da soli...
Pensa che, proprio stamattina, ho sentito la voce di Preziosi per radio. Parlavano dell’Amleto e sollecitavano ad andare a vedere lo spettacolo (è a Roma in questi giorni). Ci stavo facendo un pensierino. Non per Preziosi ma per l’Amleto e per il teatro che diserto ormai da tantissimo tempo. Ma, a ben pensarci, posso scegliere altro spettacolo… L’istinto mi dice di fidarmi del tuo giudizio.
Buona giornata
Barbara
Oh mamma, adesso sento il peso della responsabilità... ;)
Lo spettacolo in sè non è male, ma è in effetti probabile che controllando la stagione di prosa tu riesca a trovare di meglio!
..buon teatro!
Son proprio contenta per te, Clode che sia tornata a frequentare il teatro.
Personalmente, non sopporto la gente che si alza quando gli attori ringraziano (se non addirittura prima, mentre il sipario si chiude).
bene spero che tanti tornino a fequentare il teatro... Io sto facendo una scuola di clown.
Per le crespelle
L'impasto dele crep lo conosci? Se no ricontattami.
Per la farcia x 6 pax
250 g di gamberetti
250 di latte
75 di farina
75 di burro.
Sale ,noce, moscata aglio e peperoncino.
1 uovo
Per la vellutata
1/2 l di latte
70 g di burro
70 g di farina
10 asapragi.
tagliare i gamberi in tre o 4 pezzi passandoli al coltello.
farli rosolare in una noce di burro con uno spicchi d'aglio e il peperoncino, sfumrli con un 1/2 bicchiere di brandy e lasciare cuocere aggiungendo 1 bicchiere di panna.
Fare una besciamella dura e aggiungere i gamberetti, impastare il tutto con un uovo insaporire con il peperoncino apiacere.
Riempire le crespelle adagiarle in una teglia con abbondante burro e passarle in forno per circa 10 min.
Intanto preparare la vellutata.
Far rosolare gli asparagi in nuna noce di burro e un poco di cipolla tritata.Aggiungere alla besciamela preparata con il restante latte e lucidare con questa vellutata le crespelle prima di servirle.
Spero di essere stato esaudiente ciao...
@Jacq: personalmente neanch'io! sto seduta finchè il sipario non si chiude, ma mi chiedo perchè ci beviamo sempre tutto senza mai protestare...
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