sabato 14 gennaio 2012

quale limite?

Mi chiedo se perseverare non sia un accanimento poco terapuetico alle volte, se non sia un modo di non saper leggere i segni, un non rendersi conto di cosa l'Universo (o chi per esso) sta cercando di dirti.
Mi chiedo quale sia il limite. A che punto il continuare a lottare nonostante le non sempre metaforiche "legnate" diventa masochismo e gusto di "farsi del male"?
Arrendersi subito non è un'ipotesi accettabile, non sono stata programmata per questo. Ma da cosa si potrà mai riconoscere il limite? E soprattutto dov'è davvero?

Ottimismo e stupidità sono quindi così confinanti? Sono separati da una linea davvero così sottile? Andarsene in giro sorridendo equivale al tentativo di abbattere un muro che ti hanno spiegato essere indistruttibile?
Per motivi diversi in questi giorni penso che non ho poi la costanza che credevo e che le difficoltà sembrano parzialmente avere la meglio su di me, almeno momentaneamente...
Poi continuando a passeggiare tra i blog (unica attività di scrittura di questo periodo) mi sento salutare come ottimista, e penso che mai definizione è meno azzeccata al periodo che sto vivendo, ma voglio coglierla come incoraggiamento, solo mi chiedo...
Quale sarà il colpo che cancellerà il sorriso dell'ottimismo?

3 commenti:

Lieve ha detto...

Non sono sicura di aver capito tutto alla perfezione, però mi sento di dirti questo. se non lotti per quello che vuoi, nessuno lo farà al tuo posto. Ne vale la pena? Dipende da quanto lo desideri.
E poi sei sicura che rinunciando andrà meglio? Nella mia esperienza, no.
Non credo che continuare a lottare sia un esempio di cieco ottimismo...coraggio :)

nali ha detto...

Sai Clode, in questi mesi hai cercato di ricordarmi che in fondo sotto strati di nebbia il sole c'é, basta avere la perseveranza di andarlo a cercare. E per questo sei stata una delle mie vocine buone. Ottimistica, perché no. Io non lo so se ci sia davvero sempre il sole lísotto, come non so cosa ti frulli in testa, quali difficoltà ti siano capitate in sorte, e sull'ambivalenza del concetto di perseveranza ho scritto quel che penso tempo fa. Quel che so è che volenti o nolenti si va comunque avanti, spinti da una forza cieca, ma pur sempre benefica, in quanto viva. I dubbi sono sintomo di intelligenza :)

Clode ha detto...

che belle donne circolano per il web!

Ogni tanto è semplicemente la somma della quotidianità a creare ostacoli. E mentre spingi via la nebbia ti chiedi se la fatica valga l'impresa. E magari lo scrivi da qualche parte... e qualcuno ti risponde con un sorriso che per un atimo scioglie anche la nebbia.

grazie di cuore.