domenica 22 febbraio 2015

una carezza

Bussare a quella porta è un gesto che ho fatto e ripetuto per anni senza pensarci, e ora ha il sapore quasi di una cosa lontana. Entro, mi accoglie un sorriso e uno sguardo che so capire, e dice. "siediti, aspetta che non posso interrompermi adesso". Mi siedo nella mia piccola aula, e aspetto che il mio professore finisca di fare lezione a una ragazza che occupa uno sgabello strano (ma dove sono finite le sedie rosse) in un posto che è stato mio per 10 anni.
La ascolto e la mia mente vaga tra la musica, i gesti di lei, la nostalgia, e mille altre cose.
Usciamo, perché devo parlargli, chiude la porta sul corridoio, io raccolgo i pensieri per la richiesta che devo fare e sto per iniziare a formularla quando
"ma tu, stai bene?"
Rimango ammutolita. Forse è banale, ma non me lo aspettavo, e non riesco a rispondere che un banale "sì, bene." Ma per un minuto il tempo si è fermato, quelle poche parole sono state per me un po' come una carezza, tenere e inaspettate. Mi hanno sollevata, e hanno spazzato dalla mia testa tutte le cose che stavo pensando di dover dire, lasciandomi un vuoto piacere.

2 commenti:

baba ha detto...

Era tanto che non passavo da queste parti e solo oggi ho capito che non lo facevo perché non scrivevi da un po’. Allora mi chiedo: “come stai?”. E non è tanto per dire…

Clode ha detto...

:)
Ho un turbinio di cose nello stomaco e nella testa, e forse anche per questo son tornata... ma forse anche perché mi mancava un po' questo mondo...
Basta un saluto qui per ritrovarsi!