venerdì 24 giugno 2011

Timidezza

(la foto non sono riuscita ad inserirla, ma andatevela a vedere, avrei messo questa!)

Ne sono convinta. Una delle cose che mi ha aiutato a vincere la mia naturale timidezza è stata sicuramente la musica. Niente potere terapeutico delle note, o estasi trascendentali nel momento in cui metto le mani sulla chitarra. No, solo la consapevolezza dura e cruda che una volta all'anno sarei dovuta salire su quel palco. Da sola, io la mia chitarra e nient'altro. Nessuna via di fuga, pochi minuti, la necessità di essere concentrati. E non era tanto il viso che s'infuocava o le gambe che tremavano, no. Erano le dita che a un tratto mi tradivano, era la mente che sapeva di dover rimanere concentrata su quello che dovevo suonare, e nient'altro. Ci ho messo 11 anni, un diploma, parecchi saggi (anche "finali" quelli cioè che fanno solo gli allievi dei corsi superiori, alla sera, come i concerti veri!), ma alla fine ce l'ho fatta. Non facciamo confusione però, non ho smesso di diventare rossa in volto o di aver paura, ma ho imparato ad addomesticare queste sensazioni. Ho imparato a dirmi "se non posso fare a meno di avere paura almeno l'avrò per qualcosa per cui ne valga la pena!". Ho cercato di tenere su di me quella 'paura buona' quella che serve a non farmi sbagliare, a tenermi concentrata. Poi ho iniziato a concentrarmi sul piacere di suonare, sul fatto che dovevo divertirmi. Il mio professore mi ha dato il consiglio migliore: "Suona come quando suoni per i tuoi amici, suona per far sentire qualcosa a qualcuno a cui vuoi bene!" Non avete idea di quanto questo mi abbia aiutato. Ho imparato anche ad addomesticare quel tremolio delle mani, a mettere nella sequenza giusta i brani da suonare, perché dopo un po' che sto lì sopra a suonare le sensazioni cambiano e posso permettermi qualche rischio in più.

L'altra sera mentre seduta a fianco alle mie allieve e le accompagnavo al loro saggio ad un certo punto ho sentito che il cuore mi batteva così forte che forse se ne sarebbero accorte anche loro prima o poi... Ho fatto un respiro profondo, e ho pensato che adesso è il loro turno, non il mio, io devo solo cercare di non farle sfigurare!